ADHD E PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO: LA TRAPPOLA DELLE BUONE INTENZIONI!

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In questa settimana mi sono capitate tra le mani numerose storie sul PDP o in generale sui piani educativi rivolti a ragazzi con alcune difficoltà.

Per chi ancora non lo sapesse il PDP (Piano Didattico Personalizzato) è un accordo condiviso fra Docenti, Istituzioni Scolastiche, Istituzioni Socio-Sanitarie e Famiglia.

Si tratta di un progetto educativo e didattico personalizzato, che si rapporta alle potenzialità dell’alunno, e definisce tutti i supporti e le strategie che possono portare alla realizzazione del successo scolastico degli alunni DSA. Per questi motivi è opportuno farlo all’inizio di ogni anno scolastico, non oltre il primo trimestre.

Infatti la scuola pretende che entro il 30 Novembre il piano didattico venga redatto e poi firmato dalla famiglia.

In questi giorni puoi immaginare quanto spesso mi arrivino domande, perplessità, paure su questo strumento, ma soprattutto la cosa più assurda è che molti genitori si trovano tra le mani dei PDP che non danno indicazioni utilizzabili per loro figlio.

E’ il caso dei ragazzi che non sono DSA (disturbo specifico apprendimento), ma ADHD (disturbo da difficoltà di attenzione e iperattività).

Qui si aprono vari scenari:

  • I genitori ricevono un PDP con indicazioni utili per un ragazzo dislessico, come ad esempio “dispensa dal copiare dalla lavagna”, “no lettura ad alta voce”, “uso del sintetizzatore vocale” o “dispensa dallo scrivere in corsivo”.
  • I dati inseriti nel PDP sono assolutamente lontani dalla realtà. Nel caso in cui l’insegnante non conosca nel dettaglio la situazione del ragazzo, inserisce dati approssimativi o a caso per arrivare a compilare comunque il piano.
  • Il PDP viene fatto decorosamente e non viene rispettato.
  • In un universo parallelo ogni 30 Febbraio le cose vengono fatte perfettamente.

 

Caso numero uno:

Ho davanti a me il Piano Educativo di un ragazzo con importanti difficoltà di attenzione.

E’ evidente che un ragazzo così ha bisogno di essere aiutato a mantenere il focus sul compito e sulle spiegazioni: la sua difficoltà è proprio quella, avendo problemi a mantenere l’attenzione ha bisogno di essere sostenuto e accompagnato durante la lezione e nei compiti a casa.

Ma questo non è stato fatto! Non solo, le sue difficoltà sono state prese talmente poco in considerazione che a maggio il ragazzo, esasperato da un anno di frustrazione e incomprensione ha iniziato a rifiutarsi di andare a scuola.

Vuoi dirmi che senso ha, in una situazione del genere, stilare un piano educativo che prevede interventi su lettura, scrittura e calcolo e non tiene minimamente in considerazione le sue difficoltà di attenzione, autocontrollo, rispetto dei tempi e difficoltà relazionali?

Per poi dire alla famiglia “noi facciamo il possibile, ma lui deve stare più attento e imparare a regolarsi!”.

Fare così è come proporre gli occhiali a chi ha problemi di udito!

Caso numero due:

Altro PDP che sto leggendo proprio ora.

La dichiarazione dell’insegnante alla famiglia è stata “qui non sapevo cosa mettere, quindi ho deciso io quali caselle barrare”. Così, senza nessun collegamento con la realtà, questo ragazzo è diventato:

  • Ritardatario (non c’è un solo richiamo sul diario in merito, né avvisi di ritardo da parte della famiglia);
  • Spesso assente alle lezioni (ha solo 2 assenze e regolarmente giustificate);
  • Vandalo, aggressivo e violento (non c’è una sola nota di richiamo in merito);
  • Inadeguato nell’abbigliamento e con scarsa igiene personale (ora voi non mi conoscete, ma posso garantirti che se puzzasse me ne accorgerei, essendo io in dolce attesa e iper sensibile agli odori).

Aggiungo anche, qualora non fosse abbastanza, che viene segnalata una scarsa attenzione dei genitori alle richieste della scuola (scuola che ha negato più volte alla famiglia un incontro con me).

Non c’è in questo Piano nessun riferimento reale alle esigenze del ragazzo, nessuna considerazione delle difficoltà presenti e nessuna proposta di intervento costruttiva mirata a migliorare la situazione.

Per rendere il quadro ancora più demenziale non c’è MAI un rinforzo positivo quando il ragazzo riesce bene nelle sue attività (più che bene, ottendendo anche risultati scolastici migliori rispetto al resto della classe).

Viene preso in giro dagli insegnanti, ridicolizzato di fronte a tutti e svilito.

A quel punto al suo posto, tu non avresti tutto il diritto di essere arrabbiato?

Caso numero tre:

Il PDP viene fatto con criterio, qualche volta viene anche consegnato entro i termini, regolarmente firmato e protocollato in segreteria (per intenderci acquisisce valore legale) e lì rimane fino a che la scuola non deve rifare l’arredamento.

Ovvero la maggior parte dei docenti pensano che la parte difficile del lavoro sia redigere il PDP, quando in realtà è solo la prassi burocratica che ti porta verso il reale obiettivo:

METTERE IN PRATICA QUELLO CHE HAI SCRITTO E FIRMATO!

Caso numero quattro:

Stiamo ancora facendo ricerche in merito… 🙂

Tornando per un attimo al caso numero 1, ti sembra possibile che nella compilazione del piano didattico un intero consiglio di classe non sia stato in grado di individuare una sola abilità o competenza di un ragazzo?

Se hai visto la foto che apre l’articolo puoi immaginare quanto sia stato desolante per il genitore ricevere il PDP con quella parte lasciata in bianco e con una frase di giustificazione come “non siamo stati in grado di trovare nulla di positivo!”.

Ma ti rendi conto? Se non riesci a trovare nulla di positivo in un ragazzo e fai l’insegnante hai un solo obbligo: LICENZIATI E CAMBIA LAVORO!

Purtroppo, il punto comune tra chi ha difficoltà di lettura, scrittura, calcolo, attenzione o iperattività è che, indipendentemente dal PDP, si finisce per prestare più attenzione ai problemi, che non ai punti di forza dei ragazzi.

Così in un caso di DSA non si tengono in considerazione impegno del ragazzo, motivazione, partecipazione, comportamento, perché l’insegnante ti dice che lui deve valutare i risultati scolastici (i voti per intenderci).

D’altro canto in un caso di ADHD i risultati scolastici, spesso positivi, vengono messi in secondo piano e sminuiti perché l’unica cosa che conta è il comportamento in classe che mette in difficoltà gli insegnanti.

Sono confusa. E se lo sono io figuriamoci i ragazzi.

Mi rendo conto che il mestiere dell’insegnante diventa sempre più difficile e ogni anno che passa lo sarà sempre di più. Proprio per questo le competenze FONDAMENTALI da sviluppare non sono più solo quelle tecniche, ma anche e soprattutto quelle relazionali ed emotive, che permettano di intervenire in queste situazioni sempre più impegnative.

So bene che questo articolo scatenerà la reazione di molti insegnanti, ma so anche che tanti altri saranno assolutamente d’accordo con me, proprio perché si prendono ogni giorno la responsabilità del loro lavoro.

“La prima idea che il bambino deve apprendere, per poter essere attivamente disciplinato, è quella della differenza tra bene e male; e il compito dell’educatore sta nell’accertarsi che il bambino non confonda il bene con l’immobilità e il male con l’attività”  

Maria Montessori

 

Alla prossima puntata!

Valentina

PS spero che non troverai errori di ortografia in questo articolo (nel caso prenditela con chi l’ha corretto per me). Ormai dovresti sapere che sono felicemente dislessica.

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