BELLO L’INGLESE, SE NON TE LO FANNO ODIARE PRIMA!

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Lo so, ormai sappiamo tutti quanto sia importante conoscere la lingua inglese, siamo circondati da parole straniere che ormai non vengono neanche più tradotte, usiamo alcuni slang (termini per fartela semplice) per essere “cool” (fighi per intenderci) e ci piace così tanto infilare nei nostri discorsi una parola in inglese! I politici dell’ultima generazione insegnano in tal senso…

La scuola si è attivata ormai da anni nel “potenziare” l’uso delle lingue straniere.

Io ero in 5a elementare quando nell’orario scolastico hanno aggiunto un’ora di inglese, e mi è parsa subito bellissimo: la maestra entrava in classe con un “Hello!” da farci ridere a crepapelle e ci intratteneva con filastrocche e canzoncine su colori, giorni della settimana e numeri.
Arrivata alle medie la magia è finita, e quanti ne sento di ragazzi che odiano l’inglese!

Diciamocelo, non è una lingua facile come tutti dicono!
Non è vero che ha una grammatica semplice, con meno tempi verbali e meno parole.
Certo l’inglese non usa quasi mai frasi subordinate come l’Italiano, non ha tutti i morfemi e le desinenze che abbiamo noi, ma non per questo è più semplice, anzi…

Un ragazzo deve mettere da parte tutte le regole e le strutture che conosce della sua lingua per ragionare in maniera totalmente nuova.

Le parole della lingua inglese non hanno nulla a che fare con l’italiano:
• ce ne sono tantissime di monosillabiche;
• finiscono per consonante;
• le lettere hanno combinazioni che in italiano non troviamo (sh, th, gth, pt, ecc);
• ci sono lettere che nell’alfabeto italiano non esistono (k-j-x-w).

Aggiungiamo il fatto che è una lingua opaca, ovvero è una lingua in cui il suono non corrisponde al grafema: c’è scritto in un modo, ma si legge in un altro!

In più ad una lettera possono corrispondere più suoni (ad esempio abbiamo 5 vocali a cui però corrispondono circa 20 suoni diversi).

Capisci che diventa difficile per un ragazzo DISLESSICO affrontare un testo scritto per capirlo e deve usare un sacco di energia per scrivere in inglese, figuriamoci per leggere!

Eppure a scuola si continuano a proporre verifiche sulla lettura ad alta voce togliendo punti per ogni errore di pronuncia commesso.

Vogliamo parlare dei tempi verbali? Sì, può essere che siano meno rispetto all’italiano, ma la vera differenza è che hanno un uso diverso: quanti futuri abbiamo noi? Semplice, anteriore. Ecco, in inglese sono quattro, e non si usano guardando al tempo futuro ma al tipo di azione (programmata, intenzionale, abituale, previsione).

Anche per questo un ragazzo dislessico che con fatica sta cercando di imparare i verbi della grammatica italiana si trova spiazzato davanti a questa suddivisione.

Ma cosa vedo fare ancora troppo spesso a scuola? Di solito ti mette lì la regoletta, ti fa vedere la differenza con l’italiano e ti dà una lista infinita di esercizi da fare per “memorizzare la regola” (questa è la leggenda che si tramanda da decenni).

Se ti va peggio, come succedeva a me alle medie, ti trovi una professoressa che ti lascia pure un brano molto lungo da imparare e da copiare sei volte con la traduzione. Da quel momento mi sono sempre chiesta:
Qual era lo scopo reale? Farmi odiare la lingua? Se era quello ci stava riuscendo!

Ma non ce l’ha fatta! Anzi, ho preso da quel momento molti spunti per poter lavorare bene con i ragazzi che seguo ogni giorno nel mio percorso in W LA DISLESSIA!™

Ormai da anni vedo che i tempi verbali in inglese sono un trauma per i ragazzi.
Ed io cerco di rendere quel momento il meno traumatico possibile, usando delle strategie che possono funzionare molto meglio per loro (e anche per me, visto che mi diverte di più).

Prima di tutto creo con loro una linea del tempo dove collocarli, inserendo qualche frase perché è importante avere sempre un contesto, un punto di riferimento agganciato ad un’immagine che mi salti subito all’occhio e mi faccia ricordare di cosa stiamo parlando.

Associo ad ogni tempo verbale un colore proprio perché poi lo stesso tempo si potrebbe ripetere in altri ambiti, come nel caso di present simple e present continuous che sono usati anche come futuri.

Un altro grande ostacolo che per un dislessico sembra insormontabile sono i verbi irregolari:
le tanto temute tre colonne di verbi da studiare a memoria. Come possiamo affrontarli?

• Prima di tutto non vanno studiati tutti assieme ma un po’ alla volta (2-3 verbi massimo assieme);
• ogni ragazzo deve trovare la strategia più adatta a lui dividendoli ad esempio in base al suono, al modo di declinare, al significato ecc.
• studiarli attraverso il loro significato all’interno di una frase (va sempre tutto contestualizzato, altrimenti imparo a memoria e il giorno dopo ho già dimenticato!)
• e poi largo spazio alla fantasia e alle emozioni che ci aiutano a ricordare! Per farvi un esempio, una volta, con un ragazzo che è un ruba cuori, abbiamo cercato di mettere insieme i verbi che gli erano più difficili da imparare e abbiamo creato una storia per memorizzarli: una specie di love story!

Insomma più uso la fantasia, l’immaginazione e faccio leva sulle mie conoscenze e più sarà immediato il recupero lessicale e la memorizzazione.

Ora andiamo a vedere cosa fanno troppo spesso i genitori, visto che ce ne sono diverse tipologie.

  • Dobbiamo ammetterlo, ahimè molti non sanno l’inglese e sono frustrati dal fatto che non riescono ad aiutare i figli.
  • Chi ha qualche reminiscenza scolastica si improvvisa esperto creando nel figlio una confusione incredibile.
  • Chi realmente conosce la lingua si chiede perché mai a scuola si perda tanto tempo su concetti e regole che poi nel mondo anglosassone non si utilizzano, togliendo spazio a cose più utili come lessico e produzione orale.

Insomma, dove si gira tuo figlio non trova mai punti di riferimento che possano funzionare davvero.

Ma allora cosa si deve fare?

  • Prima di tutto ricordati che è una lingua parlata e viva e solo in secondo luogo una materia scolastica.
  • Questo significa che hai la fortuna di avere tanti spunti, tante fonti da cui attingere (TV, GIORNALI, INTERNET, MUSICA), non per forza sempre quei simpatici student’s book and exercise’s book;
  • Altra cosa importante da comprendere è che è veramente una lingua difficile. Ci sono lettere che non troviamo nell’alfabeto italiano, suoni che non abbiamo la naturalezza di pronunciare con la nostra bocca, moltissime parole monosillabiche che terminano per consonante, e potrei andare avanti all’infinito ma ci basta sapere che è complicata.
  • Quindi invece di tante parole scritte usa i suoni. Come hai imparato l’italiano? Prima di tutto ascoltando, poi cercando un po’ alla volta di riprodurre i suoni che sentivi fino ad arrivare a frasi intere. Solo quando hai saputo comunicare bene hai iniziato a leggere e a scrivere.

Gioca insieme a tuo figlio (se piccolino soprattutto) a nominare gli oggetti di una stanza, a cantare un pezzetto di canzone, a guardare un programma o un telefilm che vi piace tanto in lingua originale.

Nel nostro gruppo su facebook W LA DISLESSIA!™ spesso facciamo giocare i genitori per entrare ancora di più nel mondo del vero apprendimento (se non conosci il gruppo vieni qui: www.wladislessia.com/gruppo

Proponi un gioco che conoscete, ma parlando in inglese (battaglia navale, tombola, strega comanda colore, mimo, ecc) o navigate assieme visitando un sito internet inglese.

Separa ciò che è scuola da ciò che è inglese.

Fagli fare esperienza della lingua in modo che la possa conoscere in prima persona partendo da quello che gli piace. Allora poi con calma anche studiarne la grammatica avrà un senso, sembrerà più comprensibile.

Come in tutto quello che riguarda l’apprendimento, è fondamentale che tu ti renda conto che apprendere è un processo e non si risolve mai nulla con un “click”.

Servono tempo e pazienza.

Tempo per permettere a tuo figlio di far sedimentare le informazioni.

Pazienza da parte tua nel riuscire ad aiutarlo (se non ne hai o non hai le competenze, evita che questo momento diventi un momento di tensione tra di voi).

Have a nice day!

Debora

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