FINE QUADRIMESTRE? SOLITO DELIRIO!

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Devo dire che ci sono due periodi dell’anno scolastico che sono davvero felice di non vivere più sulla mia pelle: GENNAIO e FINE MAGGIO/INIZIO GIUGNO.

Sto parlando dell’incredibile e spettacolare momento della fine dei quadrimestri.

La fine del quadrimestre è come un paradiso fiscale: vale tutto quello che non è concesso fuori.

Nel paradiso fiscale le persone possono godersi le poche tasse e in generale l’idea di poter fare quello che vogliono senza controlli dello stato.

Nel finale del quadrimestre ogni insegnante vive con una sola ed unica ossessione: “MI MANCANO VOTI!” E a quel punto vale tutto.

C’è un PDP in cui è scritto chiaramente (questo almeno si spera) che non si può mettere più di un’interrogazione al giorno? E chi se ne frega!

Nel PDP è chiaramente stabilito che non ci possono essere più compiti nella stessa giornata?

E vabbuò, io ho bisogno di voti sul registro, quindi si attaccano!

E’ il periodo del delirio!

A scuola c’è il delirio.

A casa c’è il delirio.

Le mamme delirano.

I papà delirano.

I ragazzi patiscono tutto questo!

Ma il problema è uno solo: non esiste una conseguenza per la mancata applicazione della legge 170 sulla dislessia!

E senza conseguenza non può esistere regola o documento che possa funzionare realmente. O meglio: non funziona nulla se tu come genitore non intervieni per vigilare su questa situazione.

Ma per un attimo non voglio nemmeno parlare di dislessia, voglio parlare di come sia assurdo ed anche contrario ad un apprendimento sano iniziare questa corsa per i voti.

Fin da quando ero studente mi sono sempre chiesto come mai molti professori dovessero spiegare per un mese un argomento (a volte anche di più) e poi condensare interrogazioni e compiti in un periodo definito. L’ho sempre trovato poco sensato, da quando lavoro nell’apprendimento lo trovo anche poco efficace.

Per un attimo immagina di essere lo studente che è nel pieno fiume di interrogazioni e compiti di fine quadrimestre. Che succede?

  • Scolleghi il cervello dall’imparare, ti focalizzi sul sapere, sulla nozione, sul voto;
  • Appena finisci la tua interrogazione, vai in vacanza per i 10 giorni successivi (se sei tra i primi);
  • Se sei interrogato tra gli ultimi passi in ogni caso i tuoi giorni a non imparare nulla di nuovo;
  • Sale l’ansia;
  • Tutto è focalizzato su sti cacchio di voti.

Aggiungiamo il fatto che tu, mamma o papà, quando vedi tutto questo turbinio di interrogazioni te ne esci con il colpo di genio del “Fino a che hai così tanti compiti ed interrogazioni non esci (o non fai sport)” o altre amenità del genere, ed il gioco è fatto.

Per l’ennesima volta la scuola diventa un peso.

Che poi mi sono sempre chiesto: “Ma sti professori si parlano tra di loro ogni tanto?”

Perché per me è così semplice, basta che i prof si parlino tra di loro, si organizzino e il gioco sarebbe fatto!

Come?

Faccio questa ipotesi: professoressa di Italiano e professoressa di matematica si parlano.

Una fa il compito e le interrogazioni la prima settimana di Gennaio, l’altra due settimane dopo.

Difficile? Forse sì!

Difficilissimo se non c’è la volontà reale di farlo.

Ora non ho appartengo alla categoria di chi dice che gli insegnanti non hanno voglia di fare nulla, lungi da me. Quello che dico è che troppo spesso non lavorano come squadra e, non lavorando come squadra, non ne escono con un’immagine rafforzata.

Qualche anno fa ho tenuto un corso in un istituto di Pordenone ed ho avuto modo di parlare con moltissimi insegnanti. A molti ho chiesto quanto spesso si parlassero tra di loro e sono rimasto spiazzato: quasi mai!

Ma come? Ma è possibile che un ragazzo con un prof vada bene, si comporti bene, partecipi attivamente e con un altro sembra essere un delinquente scappato dal carcere?

Quando ci sono differenze così evidenti io farei una semplice cosa:

Prendo il mio collega e gli dico “Cosa fai con quel ragazzo? Come fai a farti seguire in quel modo?”.

FINE DEI PROBLEMI!

Credimi sarebbe davvero la fine delle discussioni.

Io con le mie colleghe lo faccio SEMPRE! Quando ci accorgiamo che con un ragazzo facciamo più fatica, ci confrontiamo e capiamo assieme cosa sarebbe meglio fare.

Ma…

  • Facciamo una riunione a settimana (massimo una ogni due parlando dei ragazzi);
  • Ci interroghiamo COSTANTEMENTE su quale sia la cosa migliore da fare per un determinato ragazzo;
  • Accettiamo consigli e suggerimenti;
  • Se non siamo in grado chiediamo aiuto;
  • Lavoriamo con i ragazzi globalmente (non ci interessano solo i risultati scolastici, ma anche e soprattutto la persona).

Se invece di parlare del CORPO docente, parlassimo di SQUADRA degli insegnanti?

Se il presupposto fondamentale per poter insegnare fosse (oltre all’abilitazione ed alla preparazione che sono importantissime) la capacità di lavorare con gli altri?

Avremmo risolto la metà dei problemi!

Ma per lavorare con gli altri ti devi fidare.

Per lavorare con gli altri devi mettere da parte l’invidia.

Per lavorare con gli altri devi letteralmente scendere dalla cattedra.

Per lavorare con gli altri devi avere la voglia di imparare e di affidarti agli altri (quando serve).

E devi avere due caratteristiche:

  • COSTANTE VOGLIA DI IMPARARE;
  • ZERO PAURA DI CAMBIARE.

Ed allora, se ragioni come squadra e non come individuo, comprenderesti che fare “i 15 giorni dello studio matto e disperatissimo” non è utile né per te (come insegnante) né per i tuoi allievi.

Se la scuola fosse un vero lavoro di squadra ci sarebbe la possibilità di crescere tutti: GENITORI, STUDENTI, INSEGNANTI.

Non servirebbero neppure le leggi sulla dislessia, i PDP, i PEI, i colloqui genitori/insegnanti, il registro elettronico per controllare.

Si parlerebbe di collaborazione e sarebbe più facile.

Ma sto parlando di una favola che attualmente esiste solo nel mio incantato mondo dei sogni.

La realtà è invece molto più cruda.

Già da studente mal-digerivo questa corsa al voto, ma da quando mi occupo di apprendimento, in particolare di dislessia e di DSA in genere, non solo non la digerisco, ma la ritengo quanto di più dannoso per i ragazzi e per la loro idea di scuola.

Dannoso perché i ragazzi finiscono per odiare la scuola anche e soprattutto grazie a questi momenti. E si allontanano dall’idea vera di apprendimento.

Ma, soprattutto, cominciano a conoscere in maniera approfondita il concetto di INGIUSTIZIA!

Sì, hai capito bene: INGIUSTIZIA!

Perché è ingiusto e fuori dalla legge scrivere in un CONTRATTO scuola famiglia come il PDP:

  • Le interrogazioni sono programmate;
  • Massimo un compito in classe al giorno.

E poi non fare nulla di tutto questo perché “siamo a fine quadrimestre e mi servono voti”.

Non funziona così.

Se la scuola si gestisce male con i programmi e si trova in ritardo con compiti e verifiche non deve essere un motivo per stracciare un contratto che è stato firmato da genitori e insegnanti e sottoscritto anche dal dirigente.

Se io faccio ritardo con i miei impegni non ne possono andare di mezzo i miei clienti.

Se sei in coda alle poste (giusto per fare un esempio) e ti accorgi che stai aspettando per le loro inadempienze non ti da fastidio? Certo che sì! E ti lamenti pure.

Vale anche per tuo figlio.

Se ti accorgi che in questo periodo dell’anno il PDP è solo un nome citato e mai rispettato o se ti accorgi che il carico di interrogazioni e compiti è fuori controllo, devi fare solo una cosa:

PRENDI IL PDP, VAI A SCUOLA E FISSI SUBITO UN COLLOQUIO CON IL DIRIGENTE.

Indossi un bel sorriso e vai a chiedere come mai non viene rispettato un contratto firmato assieme (in questo video ho parlato molto del PDP e di come farlo rispettare: Il Piano Didattico Personalizzato).

Non voglio che fai la guerra.

Voglio che ricordi alla scuola che la legge non l’hai scritta tu.

Voglio che ricordi che le firme sul PDP non sono solo le tue, ma anche quelle degli insegnanti e del dirigente.

E voglio che ricordi che non è un’opzione rispettare una legge.

Se c’è il limite dei 50 all’ora e vai ai 60 e ti fermano, puoi spiegare in tutti i modi che avevi fretta, ma la multa te la prendi.

Hanno fretta per i voti? Ok lo capisco, ma non sulla pelle di tuo figlio. Se c’è scritto INTERROGAZIONI PROGRAMMATE e altre cose del genere devi PRETENDERE che questa cosa venga rispettata.

E sono sicuro che se hai sempre avuto a che fare con insegnanti competenti non ti sei mai trovato in questa situazione… Il punto è che molto spesso non lo sono.

Se potessi verrei io a scuola con te ogni volta per aiutarti in questa parte impegnativa di lavoro del quale sono sicuro faresti volentieri a meno, ma la vedo impegnativa come cosa, vista la distanza.

Questo non significa che non possiamo aiutarti e sostenerti in ogni caso con i nostri articoli ed i nostri video.

Impegnati a far rispettare la legge, impegnati a far sì che ogni ragazzo sia trattato in modo giusto:

  • Sii educato, ma fatti rispettare;
  • Arriva preparato ai colloqui;
  • Non aver paura di difendere quelli che sono dei diritti.

“Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo.” – Anonimo

A presto!

Alessandro

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