MATURITÀ T’AVESSI PRESO PRIMA…

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Oggi iniziano gli esami di stato per moltissimi ragazzi, anche per molti ragazzi che abbiamo seguito nei nostri percorsi, così mi sono venuti in mente un po’ di ricordi che ho voglia di condividere con te.

“Suo figlio è bravo, ma non si applica…”

Quella frase potrebbe essere la storia della mia vita scolastica! E non solo della mia immagino…

Ho passato tutti gli anni del liceo a sentirmela ripetere dai miei genitori al termine di ogni “visitone”. Sì perché i miei, lavorando, andavano a parlare con i professori ben 2 volte l’anno, salvo richiami scritti; non c’era il registro elettronico e quindi il margine di manovra per noi studenti era abbastanza ampio.

Fondamentalmente potevamo fare i furbi con più facilità!

Nonostante tutto questo e nonostante una TERRIFICANTE bocciatura in quarta, 18 anni fa sono arrivato alla RESA DEI CONTI: l’esame di MATURITA’!

Considera che per un liceale l’esame di maturità è rappresentato, fin dal primo anno, come l’Everest da scalare in pieno inverno (ovvero un’impresa impossibile). Gli insegnanti della mia classe prima ci diffidavano dal fare altre attività che non fossero lo studio, pena la bocciatura sicura.

Io a dire il vero me ne sono sempre abbastanza fregato e facevo 2 allenamenti e 2 partite di calcio a settimana, uscivo con gli amici, facevo il bravo ragazzo e frequentavo anche il patronato (o oratorio se preferisci), se possibile facevo anche tutti i tornei sportivi possibili della scuola e in qualche modo portavo a casa la promozione.

“Qui dovete mettervi in testa che dovete studiare almeno 4-5 ore al giorno, altrimenti…”

e io regolarmente ne studiavo forse 2-3… a settimana!

Perché? Perché ho sempre creduto che la vita fosse qualcosa da vivere, senza dover patire giornate sui libri. Magari mi sbagliavo, ma per il mio carattere era impensabile rinchiudermi in una stanza a studiare, soprattutto a studiare cose di dubbio significato. Quindi puntavo ad ottenere il massimo che potevo con il minimo sforzo e i miei compagni mi volevano bene lo stesso. Gli insegnanti un po’ meno, ma quello è un altro discorso…

Ma non passava settimana in cui ci dicessero qualcosa riguardo l’esame di maturità.

E la montagna sembrava ogni giorno sempre più ripida e sempre più pericolosa da scalare!

Non ho mai capito bene il perché di questo terrorismo psicologico, ma era così e ce lo facevamo andare bene.

Così, dopo un percorso ad ostacoli (moltissimi dei quali creati da me e dalla mia poca voglia di fare) sono arrivato alla quinta superiore: con la mia attrezzatura da alpinista dovevo scalare quella montagna terribile!

E non serve che ti ripeta quante volte nel 1997/98 ho sentito dire: “Mi raccomando che quest’anno c’è l’esame!” Era un mantra che si ripeteva almeno una volta al giorno.

Andava male una verifica e subito a sentirci dire che “con questa preparazione come potete pensare di passare l’esame?”

Non ho mai davvero compreso bene per quale motivo ci dovessero caricare di ansia in quel modo, ma poco importa: lo facevano lo stesso! E noto che le cose non sono così cambiate negli anni.

Ma alla fine, a giugno del 1998 finisce la scuola e inizia l’avventura dell’esame di maturità.

Ed ho dei ricordi precisi:

  • Il tema di Italiano;
  • La sera prima del compito di Matematica;
  • Il compito di Matematica;
  • Il ripassone di Geografia Astronomica con Matteo;
  • L’orale;
  • La liberazione.

IL TEMA DI ITALIANO

Mi ricordo nitidamente il mio pensiero: “Ma quanto dovrò scrivere che mi danno 6 ore di tempo?” E infatti dopo 4 ore e mezza, dopo aver fatto per la prima volta la brutta copia (durante gli anni precedenti non la facevo perché ero lento a scrivere e non avrei fatto in tempo, oltre al fatto che quando rileggo una cosa poi la cambio ogni volta…) e dopo aver riletto riletto e riletto ancora, ho consegnato.

Porca miseria volevo a tutti i costi fare il tema a carattere storico e mi sono ritrovato a fare quello di letteratura Il romanzo italiano dell’Ottocento. Analizzate questo genere letterario facendo riferimento alle vostre letture e con opportuni rinvii ai testi.”

D’altronde Giolitti non mi è mai piaciuto e non mi andava di passare tutte quelle ore in sua compagnia.

Non si può immaginare la mia gioia dopo aver consegnato! (voto? Dal 5 al 6)

LA SERA PRIMA DEL COMPITO DI MATEMATICA

Devo dire che questa serata appartiene al mio modo d’essere: non sai fare una cosa? A che serve preoccuparsi!

Infatti sono uscito con gli amici e me ne sono stato fuori a pensare a tutt’altro, tanto sapevo già che sarebbe stato un disastro.

Risultato? Ho guadagnato una serata di benessere e di gioia con chi viveva la mia esperienza e con chi magari l’aveva già passata.

Se fossi stato tutta la notte a studiare sarebbe cambiato qualcosa? No di certo!

IL COMPITO DI MATEMATICA

Qui le 6 ore le ho impiegate tutte fino all’ultimo secondo possibile. Fino all’ultimo secondo possibile ho cercato disperatamente supporti esterni:

  • Bigliettini;
  • Suggerimenti;
  • Improbabili aiuti dagli insegnanti.

Ma niente di niente, un disastro su tutta la linea. Devo dire che peraltro in classe mia ci fu una sola sufficienza (povero professor Dallacà, che figura le abbiamo fatto fare). Risultato mio: 3 o qualcosa di simile.

IL RIPASSONE DI GEOGRAFIA ASTRONOMICA CON MATTEO

Questo è stato il nostro momento. Uno dei ricordi più belli della mia vita assieme all’Amico di una vita.

Devo dire che io in quinta mi ero dato da fare in generale, ho avuto buoni voti tutto l’anno, con alcune materie di eccellenza come Storia, Filosofia e Geografia Astronomica (ora credo la chiamino scienze della terra). Avevo solo qualche lacuna in fisica, mentre in matematica la mia situazione era 4 in scritto e 8 in orale, ma in realtà non ci capivo granchè.

Ma Geografia Astronomica era la mia materia! In tutto l’anno non ho mai preso un voto sotto l’8 e la professoressa non dava di più.

Ero talmente preparato che non l’ho ripassata in vista dell’esame (portavo italiano e geografia astronomica all’orale).

Non solo, il mio Amico Matteo aveva deciso di portarla nonostante non l’avesse particolarmente studiata durante l’anno (uso un eufemismo per non dire che non sapeva nemmeno di cosa si trattasse) ed io mi ero preso l’incarico di fargli imparare tutto il programma in 10 giorni!

Lui aveva un periodo impegnativo, ste donne che ti lasciano poco prima dell’esame, e si era letteralmente trasferito a casa mia, così ogni giorno in mansarda da me lui aveva la penna e scriveva ed io dispensavo le mie conoscenze.

In realtà era diventata un gigantesca scusa per stare assieme e non pensare ad altro.

Così io ripassavo e lui imparava! Alla fine eravamo preparatissimi, il suo voto è stato dal 6 al 7 (grandioso, ma di lui non si può che parlare bene per le sue capacità di apprendere velocemente e per l’intelligenza che l’ha reso un manager e un professionista impeccabile nel suo lavoro, se vuoi conoscerlo vai qui:https://www.facebook.com/ManSolution-Risarcimenti-281092955434577/)

Del mio voto parlerò in un secondo momento, per ora voglio porre l’accento su una bella storia.

L’ORALE

Ora non ricordo benissimo la data, ma era nei primi giorni di Luglio, ero tra gli ultimi non solo della classe, ma della scuola.

“Avrai avuto più tempo per ripassare” potresti pensare, invece per me era un’agonia che si allungava. Molti amici erano già in vacanza e io ero lì ad aspettare il mio momento.

C’è da dire che un minimo di tensione c’era perché a quei tempi, credo sia stato l’ultimo anno della vecchia maturità, c’erano sì solo due prove scritte e due prove orali (senza crediti formativi), ma c’era una grande incognita: il giorno prima potevano cambiarti la seconda materia! Hai presente cosa significa dall’oggi al domani dover studiare tutta una materia? DELIRIO!

Per fortuna non mi è capitato (a un mio compagno di classe sì purtroppo, ma era un “secchione” e ce l’ha fatta!)

Io invece al tempo non ero un fulmine con le interrogazioni, anzi! Mi spaventava tantissimo il giudizio degli altri ed ero cresciuto con quest’altra frase:

“Non ti sai esprimere in un italiano decente!”

Hai capito bene, non fluente, ma decente. Praticamente ero un passo oltre l’analfabetismo.

Quindi ero terrorizzato.

In più:

  • Italiano scritto 5/6;
  • Matematica 3.

Quei due numeri non mi lasciavano tranquillo, ma tanto mi ripetevo “Hai geografia astronomica, di cosa puoi aver paura!”

Appunto, dovevo aver paura del commissario esterno, professore di matematica, che, dopo aver visto la mia prova scritta, mi ha chiesto le 3 leggi di Keplero e relativa dimostrazione!

L’unica cosa che non sapevo di tutto il programma e sai perché? Perché c’era scritto “solo cenni” e la mia prof durante l’anno voleva solo sapere che esistessero.

Che delusione! Insufficiente nella mia materia di punta.

Per fortuna Montale e i suoi “Ossi di seppia” mi hanno salvato, assieme ad una ottima presentazione dei miei insegnanti.

LA LIBERAZIONE

Ce ne sono due a dire il vero: la fine dell’orale e l’affissione dei voti.

Sulla fine dell’orale poco da dire: avevo finito il mio percorso liceale, sapevo che mi avrebbero promosso, restava da capire il voto.

Sull’affissione devo dire che è stato l’unica volta in cui ho pianto per un voto: 39! Appena più del minimo.

E Matteo 40! Non mi dava fastidio per il suo 40, mi dava fastidio il fatto che avrei potuto fare di più io.

Però era finita e da lì a poco sarebbe iniziata una nuova vita.

In fondo era solo un esame e da quel momento in poi ne ho fatti di ben più impegnativi.

Quel momento sarebbe stato più facile e pieno di soddisfazioni se:

  • Avessi avuto degli strumenti di studio più efficaci;
  • Avessi avuto più consapevolezza delle mie capacità e dei miei limiti.

Ad esempio da quando uso le mappe mentali, il mio apprendimento è migliorato tantissimo, al punto tale che insegno ai ragazzi ad usarle (dislessici o meno). Ho dei grandissimi allievi che poi in realtà sono grandissimi esperti, visto come le fanno (guarda qui come le mappe possano diventare capolavori: https://www.wladislessia.com/audiomappe/)

La consapevolezza delle capacità dei ragazzi è invece il lavoro che facciamo ogni giorno in W LA DISLESSIA!™ non solo con i ragazzi, ma anche con i genitori.

Io in particolare lo faccio perché voglio che abbiano esperienze diverse rispetto alle mie e voglio che emergano i loro talenti più di quanto possano venire fuori i limiti. Ci avrete sentito un sacco di volte dire che al primo posto va messa la persona e non lo studente, i motivi ve li ho svelati lungo tutto questo articolo e ne parliamo ogni giorno nel nostro gruppo W LA DISLESSIA!™ (https://www.facebook.com/groups/721839084626445/).

Ed è esattamente il messaggio che vogliamo dare a tutti i genitori nel nostro libro W LA DISLESSIA! (http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__w-la-dislessia-conte-saba-rocco.php?pn=5552):

diventa consapevole di quello che sei e di quello che fai, solo così puoi essere davvero un sostegno vero per tuo figlio.

E’ molto più impegnativo che lamentarsi, lo so, ma con l’impegno si possono raggiungere risultati che nemmeno puoi immaginare.

Mentre sto finendo di scrivere, i ragazzi saranno più o meno a metà della loro prima prova, se dovessi dire loro qualcosa direi semplicemente:

“Respira, in fondo è solo un esame!”

A presto!

Alessandro

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