MIA FIGLIA E’ DISLESSICA: IO L’HO SCOPERTO COSI’!

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Oggi ti parlo di Anna e Cecilia, che conosciamo da anni e si sono confermate una fonte inesauribile di spunti per chi, come noi, lavora sull’apprendimento e le relazioni tra genitori e figli.

Come al solito, con Cecilia di mezzo, bisognerebbe scrivere un libro: speriamo in queste righe di riuscire a farti capire come la dislessia possa diventare la storia di un successo.

Questa storia parla di un rapporto che nelle difficoltà è diventato via via più solido, un rapporto in cui due persone sono cresciute insieme e che vi darà la conferma di quanto l’ambiente incida sui risultati di una persona.

Eppure la premessa della chiacchierata è stata questa:

Frase della mamma

se ho i capelli bianchi da un po’, ci sarà un perché!

La seconda frase è stata “guarda che la dislessia è l’ultimo dei problemi, l’abbiamo scoperta attraverso delle visite un po’ per caso…Mi ero accorta delle difficoltà a scuola, ma gli insegnanti continuavano a dirmi che non c’era nulla.

Strano, no? (…)

Eppure Anna, la mamma, si era resa conto fin dai primi anni di scuola che Cecilia non mollava un passo: non sopportava di non andare a scuola e a costo di impazzire dal mal di testa lei doveva riuscire.

Ho osservato da lì in poi Cecilia con grande interesse” mi ha raccontato la madre “e mi sono resa conto di alcune difficoltà. Passavo le giornate a osservarla. Ho capito che poteva essere dislessica quando un giorno, mentre studiavo con lei, ormai stanchissima

ho appoggiato la testa sul tavolo e da quella posizione ho provato a leggere. Da quella prospettiva, le lettere erano rovesciate e distorte anche per me. Lì ho capito come poteva sentirsi Cecilia nel dover leggere in quel modo, non una volta ogni tanto, ma ogni singolo giorno della sua vita.

Come direbbe il dottor Lavoie, luminare statunitense delle difficoltà di apprendimento, Anna si è APPROPRIATA DEL PROBLEMA, ovvero ha capito cosa stava succedendo a sua figlia vivendo la sua esperienza in prima persona.

Anna si è poi iscritta all’AID, dove ha imparato i primi strumenti e ha conosciuto le prime strategie per aiutare la figlia, salvo poi farsi venire l’angoscia perché sentiva parlare solo dei limiti, delle difficoltà e non delle opportunità… “Era un clima molto triste” ha raccontato Cecilia.

Dopo aver fatto i test e la relativa certificazione è iniziata la parte straordinaria della storia:

Cecilia non ha mai saltato un giorno di scuola, c’è sempre andata con entusiasmo, anche quando stava male e le cose non andavano per il verso giusto.

Pur di studiare per la recita di fine anno” racconta Cecilia “mi sono fatta venire un occhio gonfio per il dolore, dovuto alla difficoltà di leggere…ma ho insistito e ce l’ho fatta!

Cecilia non si è mai posta il problema di non arrivare, ma il tempo e la stanchezza erano un limite importante (credo che questo sia uno dei limiti che più sente una persona dislessica).

Per imparare i mesi la mamma mi aiutava con le immagini e le parole; e con i conti usava le penne per farmi vedere le quantità.

Da un lato l’ho stimolata, dall’altro l’ho resa dipendente” racconta Anna, “sono stata il suo lettore per un sacco di tempo…non capisco come mai non volesse usare le cassette di lettori per ciechi..” Così chiamavano così gli audiolibri qualche anno fa: non avresti avuto anche tu le stesse perplessità al posto di Cecilia?

Alle elementari odiavo i dettati, inventavo le frasi e scrivevo parole a caso, ma l’insegnante capiva.

Presto però sono arrivate le medie, che sono state un discreto disastro perché, nonostante l’impegno, i voti erano sempre molto bassi, anche per responsabilità non sua.

Le medie sono state il momento più basso perché vedeva pochi risultati rispetto all’impegno costante” (Anna) “Ma nonostante tutto non ci siamo arrese: Storia gliela spiegavo mimando, Geografia la facevamo sempre all’aperto e le Scienze le imparavamo con me che spiegavo e lei che disegnava.

La prof di scienze mi lasciava fare le verifiche a soli disegni e mi permetteva di scrivere anche in direzioni strane. La prof poi leggeva con lo specchio.” (Cecilia)

Sarà stato un bello sforzo per la prof, ma anche una grande soddisfazione nel permettere a un allievo di esprimersi al meglio!

In Italiano, invece, è stato terribile perché dovevo sapere tutto a memoria e non potevo usare il mio libretto delle regole perché la prof mi guardava schifata…” (nonostante Cecilia ne avesse tutto il diritto)

Ai test di orientamento per scegliere le scuole superiori era emerso che avrei dovuto fare o alberghiero o professionale.. Io per puro spirito di contraddizione avrei scelto il liceo scientifico, ma alla fine sono andata al liceo artistico!

Meglio così, aggiungo io!

Ho scelto di fare il liceo artistico perché fin da piccola ho fatto corsi di pittura e mi appassionava tanto: l’insegnante ci raccontava la storia del pittore mentre disegnavamo e questo mi ha entusiasmato.

Dalle superiori in poi la mamma si è distaccata dallo studio progressivamente, decidendo di lasciare più autonomia alla figlia; al massimo leggeva i brani lunghi per aiutarla.

Inizialmente era Anna a fare gli schemi, ma poi in terza superiore è arrivata la folgorazione: le MAPPE MENTALI!

Le mappe hanno consentito a Cecilia di esprimere il suo senso artistico e di “abbellire” anche materie di concetto che prima le davano fastidio.

Scopri il nostro percorso sulle mappe mentali qui: https://www.wladislessia.com/corso-mamma-le-mappe/

Ma la parte più bella della storia è il fatto che la mamma ha sempre cercato di essere un’osservatrice della situazione e questo ha permesso a Cecilia di sentirsi CAPITA, COMPRESA, ACCETTATA e TUTELATA.

Spesso mamma cercava altre strade per farmi capire le cose: io mi sentivo bene, anche se a volte mi sono un po’ seduta sui suoi aiuti… ma poi ha capito e ha preso in mano la situazione, quando era pronta per farlo.

Un giorno negli scout ho conosciuto Erika e in una notte insonne abbiamo scoperto essere entrambe dislessiche e così, parlando del più e del meno, mi ha detto che frequentava il gruppo di W la dislessia!, in cui era riuscita a cambiare il suo approccio con la sua difficoltà. Ho provato e da lì è cambiato tutto.

Aggiungerei che è andata tanto bene che non riusciamo più a togliercela di torno! 😀

Un grande traguardo grazie a W la dislessia!, oltre all’autonomia, è stato il fatto che ha finalmente non solo accettato, ma capito che la dislessia era una caratteristica da difendere: è cresciuta nell’autostima, nella fiducia in sé stessa e in quello che fa.

Quello che ho imparato” racconta Cecilia “è stato SEMPLICEMENTE comprensione: sentirmi forte nelle mie debolezze, avere delle relazioni con persone con cui poter migliorare la tua storia, mentre tu migliori la loro. E poi alla fine, i tuoi compagni di viaggio diventano anche amici.

Questa è la storia di Anna e Cecilia: ho lasciato che fossero loro, due persone cresciute assieme, a spiegarti come si può vivere al meglio una situazione che per molti sembra quasi una montagna invalicabile da scalare.

Gli strumenti compensativi non servono a nulla se l’AMBIENTE non funziona!

Ogni ragazzo dislessico è un mondo a sè da scoprire: basta solo osservare e cercare la direzione giusta. Ovvio servono le COMPETENZE: lo studio, l’esperienza, ma tutto questo non serve a nulla se non è accompagnato dalla sensibilità e dalla totale assenza di giudizio.

Quindi, se ti capita di avere paura o anche vergogna riguardo le difficoltà di apprendimento di tuo figlio, pensa che in quel modo di certo non lo aiuti. E se, ancor peggio, lo giudichi, pensa che lo stai rendendo incapace, anche se non lo è.

E non giudicare nemmeno te stesso!

Osserva, intervieni se è necessario, affidati alle persone giuste (e non ad un “esperto da 15 ore!” Se non hai ancora letto questo articolo clicca qui: https://www.wladislessia.com/lesperto-da-15-ore/ e vedrai che anche la tua storia diventerà colorata come quella di Cecilia e Anna, che ringrazio infinitamente per l’opportunità che ci hanno regalato!

Come sempre attendiamo i tuoi commenti, qui e sul nostro gruppo (https://www.facebook.com/groups/721839084626445/)

“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare.”  –  J.Krishnamurti

A presto!

Alessandro (ma soprattutto Anna e Cecilia)

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