PERCHE’ PROMETTERE SOLDI IN CAMBIO DI UN BEL VOTO E’ UNA MINCHIATA

Condividi

Generalmente, prima di iniziare a lavorare con una persona (soprattutto con un genitore) valuto con attenzione se la persona che ho davanti fa al caso mio. Non ho molto tempo e le richieste sono tante, ma la maggior parte delle persone arriva da me con questa domanda: MIO FIGLIO NON E’ MOTIVATO, COSA POSSIAMO FARE?

A quel punto cerco di spiegare al genitore, con maggior tatto possibile, che nessuno può farci nulla. Non perché non si possa essere più motivati, ma perché non è possibile – nel medio e lungo termine – essere motivati dall’esterno.

La motivazione nell’iniziare qualcosa e scegliere di portarla avanti può arrivare solo ed esclusivamente da dentro di noi.

Durante la chiacchierata, dopo le normali resistenze iniziali, mi accorgo che i genitori cominciano a capire: iniziano a farmi degli ampi cenni col capo per darmi il loro assenso.

Alla fine devono solo accettare il fatto che la motivazione ad agire non dipende da loro, ma dal figlio e mi rendo conto che, a fatica, ce la fanno.

Mamma e papà escono dalla stanza rincuorati! Sanno di avere un figlio che ha delle capacità e che va solo sostenuto in alcuni ambiti e in alcune difficoltà (se ci sono).

Quindi, vado a casa soddisfatto del mio lavoro e rasserenato dall’aver trovato qualcuno con cui – forse – deciderò di proseguire il percorso. Vado a dormire contento di quello che ho costruito assieme a quei genitori (qualche volta sogno pure che possa andare ancora meglio…).

Ma ecco che, la mattina dopo, mi arrivano una foto o un messaggio su whatsapp (a volte anche su messenger) in cui vedo che quello che avevo fatto il giorno prima era solo un sogno a cui dovevo cambiare il finale.

Quando mi ero ormai detto “HANNO CAPITO!”, ho dovuto aggiungere: “Sì, hanno capito proprio niente…

In generale l’intuizione geniale nei messaggi è:

Ho avuto una grande idea! Ho parlato con mio figlio e gli ho detto che se prende un bel voto gli do x euro! Se invece prende un voto inferiore a 6 avrà una detrazione di un euro per ogni punto in meno.

Nemmeno equitalia è così pretenziosa per le finanze altrui e non capisco proprio il senso di questa cosa. 🙂

Vuoi fargli fare esercizio così migliora con addizioni e sottrazioni?

Vuoi fargli capire che tutto ha un prezzo?

Di sicuro quello che succede è che così mandi in frantumi tante belle frasi che hai detto su quanto è importante mantenere gli impegni, su quanto sia fondamentale assumersi le proprie responsabilità e su quanto “amore mio, basta che tu stia bene e che ti impegni”.

Di sicuro questa cosa dei soldi crea casini infiniti e sai perché?

Perché tu sei convinto che sarà una situazione transitoria, ma vedrai che poi finirai per dover “pagare” in prima persona ogni prestazione di tuo figlio.

Parliamoci chiaro: è una minchiata, e sai perché?

Il primo motivo è che il voto non dipende (solo) dall’impegno di tuo figlio, ma anche da una variabile non secondaria che si chiama insegnante. E’ lui a valutarne la preparazione, e non sempre lo fa nel modo più trasparente e corretto possibile.

Spesso un genitore ha la falsa convinzione che i voti siano lo specchio esatto dell’impegno, ma non è sempre così. Io fino alla terza media ho studiato mediamente 3 ore al mese ed eccellevo.

Se leggo tuttora qualcosa di molto interessante per me, la ricordo alla perfezione e conosco ragazzi dislessici che faticano a ricordare date di storia, ma poi si ricordano perfettamente tutto quello che vedono in un film o leggono in un romanzo.

Molto spesso vedo ragazzi che si impegnano tantissimo e non ottengono risultati, poi magari fanno un’attività scolastica in cui il loro interesse è maggiore (o anche le abilità) e prendono 9 senza fatica.

Il voto non è il termometro dell’impegno! Mettitelo bene in testa.

E se avessi ancora dei dubbi, rileggi questo mio articolo: https://www.wladislessia.com/ma-alla-fine-si-studia-per-imparare-o-solo-per-un-bel-voto/

Quindi ripetiamo assieme: I VOTI NON SONO SOLO IL FRUTTO DELL’IMPEGNO!

Se vuoi che funzioni ripetilo 3 volte la sera prima di andare a dormire, possibilmente ad alta voce e se non lo fai lascia 3 euro sul comodino di tuo figlio. 🙂

Il secondo motivo per cui questa cosa non può funzionare è che non si devono MAI mescolare ambiti che non c’entrano nulla tra di loro.

Ad esempio, come alternativa ai premi in denaro, vedo barattare lo sport con i voti: “non vai a calcio fino a che non hai tutte sufficienze”. Bella genialata!

Così starà sui libri pensando che avrebbe potuto essere ad allenarsi. Tecnicamente avrai esercitato il tuo controllo su di lui e alla fine non arriverà mai ad un risultato efficace nel tempo.

Dico nel tempo perché, mettiamo anche il caso che i voti si alzino, di sicuro non migliorerà il rapporto di tuo figlio con la scuola, che sarà sempre vista come una minaccia di privazione di qualcosa che si ama veramente. Ma prova a pensare: se io (tuo marito/moglie o tuo figlio) ti dicessi “siccome non hai raccolto le foglie dal giardino, questa sera non guardi la tv”, cosa mi diresti? Probabilmente un bel “ ma vaff…” e tanti saluti.

E allora perché fai questa cosa con tuo figlio? Peraltro sapendo che non funziona nemmeno con te.

Perché sei in preda alla disperazione: non sai più dove battere la testa, le hai “provate tutte” magari, e comprendo quanto sia impegnativo, ma non è una ragione sufficiente per rovinarvi l’esistenza.

Il terzo motivo è che, se c’è uno scambio di denaro, gli stai insegnando che si può comprare qualsiasi cosa. L’interesse, la passione, il piacere dell’apprendimento e della scoperta non sono più importanti, ma quel che conta sono i soldi.

Di conseguenza gli stai dando l’idea che tutto ha un prezzo: perché no, anche il tuo affetto.

E poi attenzione al messaggio nascosto dietro questo scambio (sicuramente fatto con le migliori intenzioni): se io ti pago per un voto significa che tu quel voto lo devi a me, se faccio delle “trattenute” per un voto negativo, è sempre a me che devi qualcosa.

Quindi, io (mamma o papà o tutti e 2) mi sto appropriando di una cosa tua e ti sto insegnando che il vero messaggio che c’è dietro è che io ti voglio bene, ma se vai bene a scuola sono più felice e te ne voglio di più.

Ma tu mi dirai che non era tua intenzione e io ti dirò che di buone intenzioni, come disse qualcuno, è lastricata la strada per l’inferno, come ho ampiamente detto in questo articolo: https://www.wladislessia.com/perche-sbandierare-i-voti-di-tuo-figlio-e-una-cazzata/

Poi tutto dipende da cosa vuoi insegnare a tuo figlio: che l’amore, la passione e la dedizione sono sentimenti che nascono e si coltivano dentro di sé, o che si comprano come frutta al mercato?

Perché forse ci vorrà più tempo, forse non basteranno uno, due, o dieci tentativi, ma la soddisfazione che avrai nel sapere che tuo figlio è soddisfatto di se stesso e ama davvero quello che fa, quello sì sarà il tuo vero guadagno.

Lì capirai di aver fatto l’investimento giusto.

Sarò quel genitore che al posto di dire “Studia, aiutami a pulire, non fumare, non bere” dirà “Non dimenticarti di sorridere oggi”. – Anonimo

A presto!

Alessandro

ARTICOLI CORRELATI