PERCHÈ W LA DISLESSIA!

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In questo primo articolo vogliamo prima di tutto darti il benvenuto e poi vogliamo anche spiegarti cosa ci ha spinto a creare questo progetto.

Partiamo dal nome:

W LA DISLESSIA!® vuole essere un elemento di profonda rottura con tutto il mondo delle difficoltà e delle etichette legate a questa difficoltà di apprendimento.

So già che qualcuno potrà dire “chi dice W LA DISLESSIA! non sa cosa dice… non ha bambini dislessici… non è dislessico…”, ma io, Paola e Valentina siamo stanchi di questi discorsi e di vedere trattata questa caratteristica come una disabilità e vogliamo puntare la luce sulle potenzialità di questo modo di ragionare, ovviamente tenendo presenti le chiare difficoltà che si presentano nella vita di un ragazzo dislessico.

Partiamo quindi da una delle tantissime definizioni di Dislessia: “La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento di origine neurobiologica, caratterizzato da difficoltà nella lettura, in un contesto in cui il livello scolastico globale e lo sviluppo intellettivo del soggetto sono nella norma.”

Giusto? Sbagliato! La definizione di per sé è corretta. Ciò che è sbagliato è l’approccio. È un approccio che ha una visione parziale, tipica di una società che vede la dislessia solo come un limite, un’incapacità o, peggio ancora, un problema.

In realtà, purtroppo, il vero problema dei dislessici è proprio la scuola che non è pensata per valorizzare le diverse modalità di apprendimento. Ed è proprio così che dovrebbe essere vista la dislessia: come una diversa modalità di apprendimento.

E proprio scuola e società continuano a vedere il dislessico come una persona che ha dei problemi. Ancora si sentono persone parlare di figli di amici dicendo “poverino, mi hanno detto che è dislessico, mi dispiace che non ci arrivi…”

Il vero nemico della dislessia è l’ignoranza, che ancora regna sovrana in questo campo.

La dislessia si manifesta con una lettura scorretta (numero di errori commessi durante la lettura) e/o lenta (il tempo impiegato per la lettura può essere molto) e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione in ascolto che dai disturbi di decodifica del testo scritto.

A quel punto spesso il ragazzo può anche iniziare ad avere dei problemi psicologici, come demotivazione, bassa stima di sé, ma è importante, anzi fondamentale, capire che questi sono una conseguenza, non la causa della dislessia.

Il bambino può apparire poco organizzato o addirittura confuso nelle sue attività, sia a casa che a scuola. Può avere delle serie difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente.

E, a questo proposito, continuiamo a sentire insegnanti e genitori che si lamentano del fatto che i ragazzi non riescano a copiare dalla lavagna. La giustificazione spesso è “se gli altri riescono, allora deve riuscirci anche lui (o lei)”. Questa frase è aberrante già di per se, perché non tiene in considerazione che ogni persona può semplicemente avere un ritmo diverso dagli altri.

Nasce quindi il problema di dover a tutti i costi uniformare i tempi di tutti, quando in ogni ambito della vita ci rendiamo conto che ci sono velocità diverse. Pensate allo sport, mica si può pretendere che ogni atleta sia veloce come gli altri. Le persone sono diverse!

Però il tema del tempo ricopre uno spazio purtroppo fondamentale nella vita di tutti i giorni, diventando quasi un parametro fondamentale a scuola o nei compiti.

Un ragazzo dislessico è una persona assolutamente NORMALE, anzi, molto spesso il suo cervello ha delle intuizioni geniali.

Ecco vorremmo anche dirti che la parola disturbo ci “disturba”.. Si ci disturba! Ci piace chiamarla caratteristica perché questo alla fine diventa nel momento in cui il ragazzo inizia a fare un lavoro costante su di sé e sulla sua consapevolezza.

La maggior parte dei ragazzi dislessici con cui lavoriamo ha avuto un grandissimo pregio: ci ha confermato l’importanza delle immagini nel processo di apprendimento e ci ha insegnato come si possa imparare tantissimo, anche partendo da una base di difficoltà.

Non esiste un ragazzo dislessico, che, accompagnato nel modo corretto e in un ambiente potenziante e non abbinato solo al segnalare errori, non ottenga risultati o non si impegni al massimo per farlo.

Quello che poi in realtà crea la maggior parte dei problemi è come ci si relaziona alla dislessia.

E ci sono diversi tipi di genitori che si avvicinano a questa caratteristica in maniera poco produttiva:

  • IL NEGAZIONISTA: per questo tipo di genitore il problema non esiste, la frase tipica è “mio figlio è normale e non ha bisogno di aiuti, basta che si impegni un po’”. Questo ragionamento spesso nasce per auto-difesa, ovvero voler evitare a se stessi e al figlio il trauma di affrontare il “problema”.
  • IL RASSEGNATO: “mio figlio è come me, non è portato per lo studio”. In questo caso la scelta è spesso quella di trovare una scuola il più semplice possibile, per alleviare al ragazzo la sofferenza di non riuscire.
  • IL “MIO FIGLIO E’ MALATO”: in questo caso il figlio va protetto da tutto, come se avesse un’influenza perenne, aiutandolo e compatendolo in tutto e soffocandone autonomia e potenzialità.
  • L’ESALTATO: “che figata, mio figlio è dislessico e quindi è un genio, solo che il mondo non lo capisce. Anche in questo caso il risultato è clamorosamente negativo, perché si crea un’etichetta al contrario, che non porta di sicuro a risultati.

E’ indubbio che tutte queste tipologie agiscano a fin di bene, tuttavia il risultato finale, spesso, è esattamente l’opposto delle intenzioni.

In questi casi i genitori assumono, senza volerlo nella maggior parte dei casi, il ruolo di nemici nel percorso di crescita del figlio. Vorrebbero dare un aiuto, ma in realtà li sabotano con le loro paure, preoccupazioni e pregiudizi.

“Ma allora, cosa dovrei fare?” potresti chiederti.

La prima cosa da fare è cercare di alimentare il meno possibile scenari apocalittici, dubbi e paure.

Se cominci a pensare cose come “Si vede che non è portato per lo studio”. “Alle medie lo bocceranno sicuramente.” “Sarà meglio scegliere una scuola facile per lui”. “Se continua così, sarà meglio che vada a lavorare il prima possibile”, non farai altro che crescere l’idea sbagliata di avere un figlio incapace.

Spesso si ragiona come se nella vita esistessero solo due alternative possibili: quella del successo, a cui sono destinati i ragazzi che si impegnano e vanno bene a scuola, e quella che dall’insuccesso scolastico, che conduce inevitabilmente verso una vita insoddisfacente.

Molti genitori vivono nel timore che questo scenario si realizzi e con il senso di colpa di non poter far altro che assistere impotenti al fallimento del proprio figlio (o forse il loro).

Il problema è che, pensando in questo modo, otterrai solo il risultato che più temi: IL FALLIMENTO.

Quindi, la seconda cosa da fare è vivere il momento presente, senza farti influenzare da idee troppo pressanti basate sul futuro.

Tuo figlio è dislessico? Perfetto, ora sai che dovrai usare dei piccoli accorgimenti per fargli vivere la scuola nel miglior modo possibile:

  • Vai con lui a fare la diagnosi;
  • Consegna i risultati a scuola;
  • Pretendi che vengano utilizzati gli strumenti dispensativi e compensativi, come previsto dalla legge 170 dell’ottobre 2010.

Ma ricorda che quei 3 punti non possono funzionare se tu a casa non metterai in atto il migliore strumento compensativo che esista:

UN AMBIENTE che viva serenamente tutto quello che riguarda la scuola.

Se non metterai quel contributo importante, saranno dolori.

Noi da anni lavoriamo nella direzione di creare un ambiente che sia produttivo per i ragazzi e le famiglie, ma ci eravamo accorti che era troppo limitato nello spazio.

Così abbiamo deciso di creare questo blog dove troverai costantemente articoli, video, interviste su questi argomenti fondamentali per la crescita dei ragazzi.

Ma questo non poteva essere abbastanza e quindi abbiamo anche fatto in modo che il nostro progetto diventasse un libro, per accompagnare le famiglie nel percorso della scuola, spesso a ostacoli per un ragazzo dislessico.

Ecco quindi che abbiamo creato il libro W LA DISLESSIA! In cui potrai finalmente avere le idee chiare e un sostegno quasi giornaliero. Se vorrai prendere il nostro libro ti basterà cliccare su questo link e seguire le indicazioni:

====>LIBRO W LA DISLESSIA

Nel nostro libro abbiamo usato la metafora del mago di Oz per spiegare sia quali difficoltà supera un ragazzo dislessico, sia quali risorse ha.

L’Uragano, Dorothy, il suo cagnolino, il leone, lo spaventapasseri, l’uomo di latta e molti altri personaggi di quell’incredibile storia sono l’esempio a cui puoi ispirarti per poter sostenere davvero tuo figlio.

Qui potrai divertirti, imparare, conoscere e conoscerti di più: questi sono solo alcuni degli obiettivi che abbiamo.

Ma non ci fermiamo qui! Viviamo in un’epoca in cui c’è un grandissimo uso dei social network, in cui internet e facebook sono portatori di milioni di notizie, spesso raccapriccianti e negative. Allora abbiamo deciso di dare il nostro contributo in una chiave diversa nel nostro gruppo W LA DISLESSIA!®, che è diventato un punto di contatto per genitori che possono confrontarsi su temi legati a scuola, difficoltà di apprendimento e regole.

Se vuoi approfondire ulteriormente la tua conoscenza sulla dislessia e vuoi evitare di fare degli errori comuni, corri a vedere questi video del nostro canale YouTube:

CANALE YOUTUBE DI W LA DISLESSIA

Se vuoi puoi anche scaricarti GRATUITAMENTE le anteprime dei nostri libri, ti lasciamo qui sotto i link.

===> W LA DISLESSIA!

===> W I COMPITI!

===> W I FANNULLONI!

Se vuoi conoscere il nostro lavoro e il nostro metodo puoi anche scegliere di guardare questa pagina ===> https://www.wladislessia.com/il-metodo/

Questo è solo il punto di partenza, il nostro saluto di benvenuto.

A presto!

 

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