SCOPRI L’ULTIMA BEFFA DELLO STATO SULLA DISLESSIA

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Buongiorno a te, caro genitore che leggi questo articolo!

Visto che mi rimproverano sempre di essere diretta e lapidaria quando scrivo, oggi ho deciso di essere più buona – sarà la pioggia.

Così, ho pensato di raccontarti una storia, e di questa storia, anche se forse ora non lo sai, sarai tu il protagonista.

Mettiti comodo: siediti sul divano, prendi la copertina e preparati che si comincia.

C’eri una volta tu, mamma o papà.

Sei sempre stato attento, preciso, pronto a fare tutto il possibile per il bene del tuo figlioletto fin da quando è nato, ha mosso i primi passi e detto le prime parole.

Biberon perfettamente sterilizzato, massaggio shiatsu, omeopatia, naturopatia, omogeneizzato biologico fatto con le verdurine dell’orto che tu stesso hai coltivato e raccolto e una per una, ciuccio, – non sia mai! – disinfettanti, ammorbidenti, profumanti e chi più ne ha più ne metta.

Qualsiasi cosa, purché sia il meglio.

Poi il piccoletto cresce, va all’asilo, e un po’ alla volta arriva la scuola.

Tutto sembra funzionare finché, un bel giorno, ricevi una telefonata dagli insegnanti. Sono preoccupati: tuo figlio non riconosce mai le doppie, inverte le lettere, salta le righe quando legge e a volte gli altri compagni, rispetto a lui, sembrano avere una marcia in più.

Potrebbe essere una difficoltà di apprendimento.

So cosa stai pensando: a questo punto mi dirà che è arrivato il “ciclone dislessia”, perché hai già letto il libro e sai come funziona. (se così non fosse, vai qui: LIBRO W LA DISLESSIA!)

In realtà, no 😉

Proprio perché hai letto il libro, diversamente da altri genitori sai bene come affrontare la situazione: non ti preoccupi, rassicuri il tuo piccoletto e ti prepari ad affrontare la diagnosi nel migliore dei modi perché sai che è solo un “passaggio obbligato” del sistema scolastico che non dovrà etichettare in nessun modo tuo figlio.

Ovviamente, sempre perché sei un genitore attento e preparato, vuoi uno specialista che sappia bene che la dislessia non è una malattia, e che renda questa esperienza la più serena possibile.

Cominci a cercare, ti informi; qualsiasi cosa, purché sia il meglio.

Ma quando bussi alla porta del professionista che hai scelto, scopri che – SORPRESA! – LUI NON PUO’ FARTI LA DIAGNOSI.

E non è che non voglia, non ne abbia le competenze, gli strumenti o i tempi.

No, no.

E’ solo che, siccome dall’entrata in vigore della legge 170/2010 le regioni hanno ben pensato di muoversi ognuna secondo la propria “fantasia” per regolamentare le diagnosi, è accaduto questo.

La metà delle regioni fa un po’ come le pare o non risultano normative in merito ai DSA. Per l’altra metà le diagnosi possono essere fatte da psicologi, logopedisti o neuropsichiatri in base a come sorge il sole (insieme, da soli, in equipe, non è chiaro).

Poi ci sono quelli, come in Veneto, che hanno provato a fare le cose fatte bene.

Hanno deciso che le diagnosi valide erano quelle prodotte dal Sistema Sanitario Regionale e da centri privati, solo se accreditati, con un team di psicologo, logopedista e neuropsichiatra infantile.

Così tutti gli specialisti si sono organizzati al meglio per rispondere ai criteri richiesti.

Peccato che gli ispettori della regione che dovrebbero dare l’accreditamento, non ci siano.

Forse perché l’ufficio preposto per gli accreditamenti è stato chiuso per tagli ai finanziamenti e nessuno se ne occupa più.

Così ora abbiamo centri organizzatissimi pieni di specialisti che farebbero il loro lavoro al meglio, ma non possono. Oppure lo fanno lo stesso, ma le loro diagnosi vengono RIFIUTATE dalle scuole perché, anche se sarebbero impeccabili da un punto di vista clinico, valgono quanto la carta igienica a fiorellini che tengo io in bagno (e poi non ditemi che sono cattiva).

E tu, caro genitore protagonista della nostra storia, sei OBBLIGATO a rivolgerti all’ULSS, anche se non vorresti.

All’ULSS che non è in grado di sostenere le richieste dell’utenza e i cui tempi d’attesa, almeno qui in Veneto, vanno dai 6 ai 9 mesi (roba che, insieme alle tue speranze, se ne va almeno un intero anno scolastico).

MA NON TEMERE, PERCHE’ NON E’ SEMPRE COSI!

C’era una volta, infatti, un genitore che ha telefonato al suo distretto sanitario per prenotare le visite per i test a Giugno 2015 e ha avuto l’appuntamento SOLO DOPO POCHI GIORNI.

Ha fatto regolarmente i test nel corso del mese di Luglio 2015 e ha atteso serenamente i risultati per consegnare un’eventuale diagnosi alla scuola a Settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico.

Ha atteso Agosto (suvvia, anche gli specialisti vanno in ferie).

Ha atteso Settembre (anche gli specialisti devono tornare dalle ferie).

Ha atteso Ottobre (mannaggia, l’anno scolastico però è iniziato).

Novembre (e ha cominciato a telefonare e a preoccuparsi).

Dicembre (ha cominciato anche ad inca**arsi)

Gennaio (dal distretto hanno smesso di rispondere al telefono, dopo essersi pure infastiditi perché “insomma, cosa pretende? Ci sono casi più urgenti del suo!”)

Dopodiché, dopo essersi presentato più volte di persona per avere spiegazioni, sapete cosa ha scoperto?

Tenevi forte.

Guardi, mi dispiace. La responsabile di prima non c’è più. E’ stata male… poi c’erano le vacanze di Natale… poi ha fatto un incidente (tutto vero, eh, non come mia nonna che è stata in rianimazione 16 volte pur di farmi saltare l’interrogazione di latino). Insomma, ora è in malattia…ecco, vede…non so come dirglielo… ma ha passato il lavoro a una collega, solo che i fogli sono andati persi.”

Persi.

Quei fogli sono i risultati dei test: documenti ufficiali, quelli per i quali l’Ordine degli Psicologi ci fa una testa tanta – giustamente- con il codice deontologico. Roba che dovresti proteggere con la vita e per legge almeno tenere sotto chiave; l’equivalente di una cartella clinica per un medico.

Persi.

E quindi dovrete rifare tutto. Ovviamente non subito: dovete entrare in lista d’attesa e non sappiamo quando potrete rifare i test.

Poi dice che uno diventa cattivo – E NON E’ LA PIOGGIA!

La cosa assurda, caro mio genitore, è che non hai alternative.

Nel momento storico in cui il numero di diagnosi depositate nelle scuole è in assoluto il più alto, il sistema di valutazione diventa monopolio dello stato.

Come direbbe qualcuno: coincidenze? Io non credo 😉

Purtroppo, come ho già detto in un altro articolo (https://www.wladislessia.com/la-diagnosi-e-lo-strumento-compensativo-di-una-scuola-che-non-funziona/), la diagnosi e la certificazione diventano gli unici strumenti di difesa per una scuola che non funziona, dove non possiamo attendere che alcuni insegnanti di buona volontà – pochi- comprendano le difficoltà dei ragazzi e mettano in atto comunque le misure dispensative o compensative.

E quindi, qual è la morale della storia?

Dipende da te.

Sono mesi che le cose vanno avanti così, mi spieghi perché non ti lamenti? Perché non vai per strada, in televisione, sui giornali, a rivendicare il diritto di SCEGLIERE a chi vuoi affidare tuo figlio e accetti passivamente che lo stato crei un monopolio sulla sua salute e sul suo futuro?

Allora sono io a chiedertelo: come finirà la storia?

Sono molto curiosa di sapere quale sarà la risposta, nel frattempo mi metto comoda: mi siedo sul divano, prendo la copertina e aspetto. 😉

“Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano.”– Martin Luther King

Alla prossima.

Paola

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