FIERA DEL BAMBINO E DELLA FAMIGLIA… MA MI SEMBRA MANCHI QUALCOSA…

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In questi giorni io e tutta la squadra siamo presenti con le nostre attività e a presentare W LA DISLESSIA! a una fiera molto bella, a Vicenza, aperta a tutto il mondo dell’infanzia.

E’ un momento molto bello, anche se decisamente faticoso, perché “giocare” con centinaia di bambini, permettendo loro di far evolvere il cervello, aiutandoli a imparare è decisamente impegnativo.

Come è anche decisamente complicato spiegare ai genitori quanto sia fondamentale, oltre al passeggino, al ciuccio ipertecnologico, alla culla con le telecamere, iniziare fin da subito a far capire quanto sia importante:

  • Insegnare regole chiare;
  • Comunicare in maniera efficace;
  • Evitare di installare paure.

E allora, girando per i padiglioni, osservando quale sia la proposta, diventa divertente vedere come la parte legata all’educazione, alla crescita sia lasciata quasi al caso..

Ovvero, in un periodo in cui poi le famiglie si lamentano della difficoltà di far rispettare le regole, in cui gli insegnanti lamentano poca disciplina, ancora troppo spazio è dato all’essere autodidatti.

Attenzione! Con questo non sto assolutamente dicendo che debbano esistere bacchette magiche per diventare genitori migliori, lungi da me voler insegnare qualcosa, ma dico che servirebbe più spunti per le famiglie per evitare di brancolare nel buio.

E’ allo stesso tempo molto chiaro il fatto che anche in questo contesto particolare, si nota più la ricerca dell’ultimo ritrovato ESTERNO, invece che la volontà di permettere alle persone di imparare.

E da qui, da una posizione come al solito privilegiata, vedo genitori che inseguono i bambini, che gli urlano dietro di tutto perché non stanno fermi (che poi perché dovrebbero stare fermi se vedono i gonfiabili in lontananza e sono già esaltati dall’idea di scaricare la loro energia).

Ci sono un sacco di conferenze sulla pre-natalità, sull’allattamento, ma troppo poco si parla degli anni successivi, che potrebbero essere anche più complicati.

Vedo mamme a papà incazzate perché non riescono a gestire emotivamente delle situazioni impegnative, vedo bambini che urlano perché non si sentono compresi e noto, come se non bastassero gli esempi precedenti, che una parola viene usata pochissimo: la parola in questione è NO!

E più volte un bambino si sente dire SI per ogni richiesta che fa e più volte sarà complicato fargli digerire un NO. Ma di questo ti parleremo in una puntata successiva in maniera più specifica.

Poi ci sono anche i genitori che hanno capito molte cose e con fermezza riescono a far rispettare delle semplici regole (meno male).

E quei genitori solitamente partecipano alle conferenze che facciamo noi..

A una conferenza che abbiamo fatto ieri (mezz’ora in tutto eh, il tempo di salutare ed era già finita) è stato bello vedere mamme e future mamme prendere appunti sulle modalità da usare con i propri bambini.

E’ stato molto interessante vedere come Paola ha spiegato una semplice regola da tenere a tavola: non si può pretendere che un bambino sparecchi, ma se vuoi che impari l’importanza di questa cooperazione puoi dirgli, mentre sparecchi, di mettere il cucchiaio dentro il piatto che stai togliendo. Verbalizzare mentre si fa l’attività, è molto importante in quella fascia di età.

In più, come dicevo prima, oltre a presentare alle famiglie e ai ragazzi il nostro lavoro, stiamo facendo sperimentare ai bambini e ai ragazzi quanto, anche attraverso il gioco, sia molto più facile crescere e imparare cose nuove.

Usiamo il gioco perché il gioco attiva molte connessioni celebrali e permette, assieme al divertimento, di comprendere molte cose di se.

E la cosa bella è proprio che i genitori vedono che i loro figli, se stimolati nel giusto modo, riescono a essere:

  • Attenti;
  • Concentrati;
  • Partecipativi;
  • Presenti a quello che fanno;
  • Motivati.

Ed è sbalorditivo vedere le espressioni stranite di mamme e papà che fino a qualche secondo prima erano quasi spaventati per il risultato finale.

Poi capita anche di parlare con personaggi particolari, ai quali, se parli di dislessia, viene naturale rispondere “Eh lo so che è un handicap, per fortuna si può curare…”.

In questi casi bisogna dare fondo a tutte le risorse di self control per non insultare, ma poi bisogna anche comprendere che c’è ancora molta, anzi TROPPA, ignoranza sul tema.

E fino a che noi professionisti non faremo sufficiente chiarezza su cos’è la dislessia e cosa, soprattutto, non è continueremo a ricevere risposte del genere.

La nostra presenza in eventi del genere è volta a dare il nostro contributo alla causa della chiarezza e al debellare il più possibile questa idea MALSANA di difficoltà di apprendimento uguale malattia!

Proprio per questo ci sono qui con noi molti ragazzi che seguiamo o abbiamo seguito e che abbiamo aiutato a ottenere risultati che per molti loro insegnanti erano impensabili.

Sono qui perché possono essere l’esempio lampante di come una difficoltà possa anche diventare uno spunto per migliorare sia come studenti che come persone.

Prova a dire a Kevin, Ilenia, Erika, Camilla, Matteo, Anna, Ilaria o Micol che la dislessia è una malattia, ti faranno capire in un nanosecondo cosa ne pensano di quella affermazione.

Prova a dire a Giorgia che sei stanco e che la vita è troppo pesante e lei vi rompe una stampella, senza la quale non può camminare, in testa..

Quando diciamo che W LA DISLESSIA! è un modo diverso di approcciarsi a questa caratteristica lo diciamo con assoluta certezza proprio perché tutti i giorni vediamo gli effetti e i risultati che otteniamo con questi e altri ragazzi.

Le loro storie sono il nostro VIVA! E sappiamo che i loro successi arrivano da una loro determinazione “feroce” e da un ambiente che funziona. Lo stesso ambiente che abbiamo cercato di riprodurre anche in una fiera affollata da migliaia di persone in un caldo weekend novembrino.

A presto!

Alessandro

 

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