LA DISLESSIA TI SPAVENTA? ECCO I 2 MODI PER ROVINARE L’AUTOSTIMA DI TUO FIGLIO

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Stamattina mi trovavo in banca, per questioni che non ti sto qui a raccontare, a compilare una marea di moduli e informative sulla privacy e (evviva i documenti digitali!); ho iniziato a guardarmi intorno e a vedere brochure e dépliant che recitavano più o meno così:

Mentre tutto intorno a te sta crollando…

In un mondo di incertezze…

Proteggi la tua famiglia e il tuo futuro…

Probabilmente, sfogliando quei dépliant, nelle pagine successive avrei trovato scritto qualcosa tipo: “Proteggiti con la migliore assicurazione/prestito/mutuo di questa banca e blablabla”.

Sarai d’accordo con me che in questo momento le banche sono le prime dalle quali ci dobbiamo proteggere, ma non è questo il punto.

Mentre l’impiegato davanti a me continuava a passarmi fogli da firmare, ho cominciato a pensare: “Perché abbiamo tutto questo bisogno di proteggerci?

Da cosa, esattamente, ci dobbiamo difendere?” e, soprattutto,

Se è la paura che muove costantemente le nostre azioni, anche le decisioni più importanti della nostra vita, cosa esattamente stiamo insegnando ai nostri figli?

Mi capita – quasi ogni giorno ormai – di incontrare genitori che arrivano da me spaventati perché hanno appena scoperto che loro figlio è dislessico (disgrafico, disortografico, discalculico…).

Come probabilmente sarà successo a te, si trovano nel pieno dall’uragano dislessia e – diversamente da te – non hanno ancora letto il nostro libro 😉

Clicca qui se ancora non ce l’hai ==> LIBRO W LA DISLESSIA!
Dicevamo: non hanno ancora ben capito che succede e non sanno come comportarsi. Sono spaventati, è comprensibile.

Quello che non è comprensibile è come, dopo essersi informati, aver capito come affrontare la situazione, che strumenti usare e su chi fare affidamento e, soprattutto, aver capito che la dislessia NON E’ UNA MALATTIA (se ancora avessi dubbi al merito, leggi il nostro articolo a riguardo: https://www.wladislessia.com/dislessia-la-finiamo-di-chiamarla-malattia/), dopo tutto questo l’emozione prevalente in loro è la PAURA.

Non la confusione, la curiosità, l’incertezza, ma proprio LA PAURA.

Ok, ti do il beneficio del dubbio: siamo genitori, è comprensibile che una parte di noi sia preoccupata per il futuro dei nostri figli. Ma attenzione! Le paure di cui sento parlare ogni giorno sono molto diverse dal senso di protezione che è presente naturalmente nella vita di un genitore.

Sono queste le paure di cui mi parlano e, se tra queste riconosci anche le tue, sappi che influenzano ogni giorno la vita di tuo figlio e l’idea che avrà di sé:

1. Mio figlio è dislessico: ora che ho capito quanta fatica fa, comincio a chiedermi: “Come potrà affrontare le scuole superiori? Come farà a studiare, diplomarsi, (figurarsi andare all’università!). La vita sarà sicuramente dura con lui: dovrà prepararsi a critiche e fallimenti ma io sarò pronto ad essere per lui la spalla su cui piangere.”

Ora, perdonami: sarà che passare la mattinata in banca è sempre impegnativo, sarà che non ho ancora capito perché devo firmare una marea di moduli per il libero consenso – che libero non è – ma vuoi spiegarmi cosa ca……aaaspita ne sai tu di quello che tuo figlio potrà o non potrà fare nella sua vita?

Fino a ieri lo spingevi a studiare il violino, il pianoforte e il solfeggio; lo portavi a lezione di nuoto, di karate, di calcio, di recitazione e dizione, di inglese, tedesco e cinese perché sono le lingue del futuro; nella tua testa era praticamente già diplomato alla Royal Academy of Arts di Londra o l’ago della bilancia del Consiglio Direttivo del CERN di Ginevra.

E adesso che hai scoperto che è dislessico (POVERINO!) non sarà più in grado di realizzare nulla?

Chi ti dà il diritto di riversare su di lui le TUE paure e le TUE insicurezze, con la – pessima- giustificazione di volerlo proteggere?

Da cosa lo vuoi proteggere?

Dagli insuccessi?

Dalle critiche?

Dal futuro?

O da te?

2. Mio figlio è dislessico: e se si scopre in giro?

Ecco: qui sono seriamente in difficoltà. Sono in difficoltà nel decidere quale tra queste due paure mi faccia incazzare di più.

Ad occhio e croce ti direi la seconda. Perché questa non si chiama neanche paura, si chiama VERGOGNA.

E allora fallo: vergognati.

Vergognati per tutte le volte in cui hai pensato di tenere nascosta la dislessia di tuo figlio perché pensavi che ci fosse, in lui, qualcosa per cui sentirsi inferiore o in difetto rispetto agli altri.

Vergognati per aver messo davanti a lui le idee o i preconcetti della vicina di casa, delle malelingue del paese, di cognate, suocere o di chi ti pare.

E soprattutto vergognati se hai deciso che tuo figlio non è dislessico semplicemente perché tu non vuoi accettarlo; che non ha nessuna difficoltà, ma che è solo pigro, svogliato e fannullone.

Vergognati perché così gli impedisci di essere davvero sé stesso e alle sue difficoltà – che si per sé sarebbero affrontabili- aggiungi il peso del senso di colpa e inadeguatezza che proverà nei tuoi confronti per il resto della sua vita e quello sì che avrebbe potuto evitarlo.

Ok, ho finito di firmare i moduli. Posso ricominciare a respirare: il mondo intorno a me è ancora un mondo di incertezze, ma tutto sommato non sta crollando.

E allora che vogliamo fare?

Vuoi continuare a vivere nella paura, o cominciamo a cambiare le cose?

Perché se è così, la risposta è molto semplice: ricordi il Tornado che per un po’ si è portato via la nostra Dorothy? Il suo viaggio è già iniziato: il viaggio alla scoperta della dislessia, delle potenzialità, delle meraviglie inaspettate di questo mondo.

Scegli di percorrere questo viaggio insieme a lei, invece di rimanere a fissare le macerie che ha lasciato convincendoti che quello sia il suo futuro. Non lo è.

All’inizio potrà sembrare impegnativo (so quanto la scuola per prima non sia d’aiuto), ma noi siamo qui anche per questo.

Visita il nostro gruppo per avere un confronto: https://www.facebook.com/groups/721839084626445/

Ti prometto che non andrò più in banca per un bel po’.

“Tutti abbiamo paura. La differenza sta nella domanda: paura di cosa?” –  Frank Thiess

Alla prossima!

Paola

 

 

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