SEI STANCO E VUOI MOLLARE? POI NON LAMENTARTI DI TUO FIGLIO!

Condividi

Nell’ultimo anno ho iniziato a fare un’attività per me praticamente nuova: la corsa!

Gioco da più di 30 anni a calcio/calcio a 5, ma l’idea di indossare le scarpette da running non mi è mai piaciuta. La corsa è sempre stata la sofferenza da patire per arrivare a una condizione decorosa che mi permettesse di calciare un pallone verso la porta avversaria.

Ho sempre guardato con rispetto e timore tutte le persone che, con il sole, la pioggia, la nebbia o la neve, correvano lungo la strada o nelle piste ciclabili. Nella mia testa c’era sempre “ma perché fare una fatica del genere e, ancora peggio, perché farla da soli?

Poi attorno a Maggio dell’anno scorso, sapendo che non avrei fatto tornei di calcetto e sapendo che avrei allentato i miei ritmi di allenamento di calcio, ho iniziato con grandissima fatica a correre. Una fatica enorme, mi sembrava sempre di avere montagne da scalare e alla fine magari facevo solo 20 minuti e pochi km.

Poi un poco alla volta la gamba ha cominciato a digerire distanze maggiori e soprattutto la testa ha iniziato a funzionare in maniera diversa, così, faticosamente, sono arrivato a superare sempre i 5 km, arrivando a 8 qualche volta. Ma… La testa ancora non funzionava come avrei voluto. Non riuscivo a metabolizzare il fatto di mettere due cifre, ovvero di superare o almeno raggiungere i 10 km.

Fino a che Daniele, un mio amico e compagno di squadra, nonché “strong man runner”, maratoneta e ciclista, non mi ha mandato un link in cui mi parlava del test del moribondo (clicca qui per leggerlo se vuoi: http://www.albanesi.it/paginetest/sportivi.htm)

Già il nome inquieta, non so nemmeno se ci sia una base scientifica dietro, ma in poche parole diceva questo: “se non riesci a fare 10 km in un tempo di massimo un’ora sei una pippa, un poltrone e un pantofolaio!

Questo ha mosso un po’ il mio orgoglio, ma non ero convinto, volevo pensarci un po’, allenarmi ancora qualche giorno e invece, all’improvviso il giorno dopo sono riuscito in quella che per me era un’impresa. Ma la cosa più interessante è che due giorni dopo ho abbassato il tempo di altri 3 minuti.

Mi sentivo troppo soddisfatto! Ecco, però, arrivare il monito di Daniele “volevo avvisarti che passare da 6 minuti al km a 5 minuti e 40 secondi è facile, più difficile passare da 5 minuti e 40 a 5 minuti e 20, ma per passare a fare 10 km al ritmo di 5 minuti al km ci vuole un po’ di più tempo.. E’ molto meglio allungare il chilometraggio, mantenendo il ritmo precedente.

Detto/fatto. Il giorno stesso ho fatto 13 km nello stesso tempo medio in cui ne avevo fatti 10.

E da queste corse sono nate davvero tante riflessioni sul perché spesso le persone iniziano una cosa e poi la smettono.

In particolare, molte volte parlo con genitori che hanno iniziato dei percorsi per relazionarsi meglio con i propri figli e la parola chiave è spesso “iniziare”. Quasi mai li portano a termine.

Questo capita perché nella maggior parte dei casi si cercano soluzioni immediate e, con l’entusiasmo della frase letta su facebook o sul libro dell’esperto, all’inizio si vedono dei piccoli cambiamenti e si tende a valorizzarli.

Poi però si prova ad alzare il livello, anche il livello delle aspettative e… Si accorgono che la cosa non funziona più! E mollano. Non “corrono” più, non variano il tipo di corsa.

Quando si intraprende un percorso di crescita, ci si mette in profonda discussione e gli inciampi sono dietro l’angolo, un po’ come le buche per chi sta cercando di allenarsi alla corsa.

Il punto è che se ogni volta che vedi una buca poi ti dici “basta non gioco più” non ti stai facendo un grande favore! E non lo stai facendo nemmeno a tuo figlio, al quale magari dici di “tenere duro”, di “non mollare” e belle frasi del genere. Parole che sono lasciate al vento senza la coerenza di chi sa quello che dice perché è abituato a tenere duro, ecc ecc..

In realtà poi la parte che più mi interessa mettere in parallelo è la continuità. Non funziona andare a correre una volta al mese, come non funziona ad esempio non urlare a caso per un giorno. Serve continuità, soprattutto quando si vogliono cambiare delle abitudini che non sono funzionali.

La grande differenza è cercare di essere continui e ti spiego questa cosa con un esempio:

immagina di prenderti l’impegno di non alzare più la voce a sproposito con tuo figlio. Per permettere che questo nuovo approccio funzioni devi farlo durare per giorni, soprattutto quando senti che ancora avresti l’istinto di urlare!

Non hai idea di quante volte, mentre corro, mi dico “basta ora mi fermo!”, ma poi c’è un’altra parte di me che dice “dai su manca poco” oppure “in fondo hai già fatto 8 km, il più è fatto”.

Essere genitore a volte è proprio una corsa, il punto è che spesso gli ostacoli non ti fanno vedere quanto di buono hai fatto e quanto di bello puoi ancora fare! Concentrati su un unico obiettivo, ovvero vedere tuo figlio felice! Quella alla fine sarà la vera soddisfazione che avrai, dopo che avrai fatto le tue maratone. Vederlo felice, sorridente e sereno!

Poi ci sono strategie o tecniche comunicative che puoi imparare, ma prima stampati in testa l’obiettivo vero! Perché crescere felici dovrebbe essere lo standard più bello a cui tendere. E si cresce assieme!

E a quel punto comincia a vedere l’educazione e lo sviluppo di tuo figlio come una strada che si percorre assieme, dove quello che conta è trovare il giusto ritmo per riuscire a percorrerla.

Questa cosa del ritmo, di adeguarsi anche ai ritmi degli altri che Carl Rogers (è stato uno psicologo statunitense che ha creato la “terapia basata sulla persona“) chiama EMPATIA, è diventata ormai patrimonio di ogni istante che passiamo con i nostri ragazzi in W LA DISLESSIA! e, nel mio caso, anche di ogni istante che passo con i ragazzi più grandi (visto che spesso lavoro con genitori che vogliono crescere e migliorarsi).

Ora si tratta solo di fare 3 piccoli passi in più:

  • concentrati su quello che davvero vuoi per tuo figlio;
  • leggi tutti gli articoli che abbiamo scritto e che ancora non hai letto;
  • allenati alla continuità (magari scegli solo un aspetto su cui vuoi lavorare, ma fallo durare nel tempo)

Poi mi rendo conto che la faccio facile, ma purtroppo è ancora più facile di così, basta solo una grande volontà di riuscire.

Ma siccome credo anche molto nella pratica e nell’importanza dell’ambiente, scopri il nostro percorso per genitori W LA DISLESSIA A CASA TUA! (www.wladislessia.com)

Il gioco è la medicina più grande.”  – Lao Tzu

A presto!

Alessandro

 

ARTICOLI CORRELATI