LA GRANDE TRUFFA DEL PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO

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Oggi voglio parlarti di PDP, perché tutti ne parlano, ma nessuno lo fa mai dal punto di vista del ragazzo. Quindi, prima di offenderti se sei un insegnante, leggi fino in fondo.

Mi occupo di lingue straniere ed in particolare ogni giorno lavoro con ragazzi dislessici che hanno delle difficoltà anche e soprattutto nelle materie che seguo. Quindi l’argomento Piano Didattico Personalizzato è molto molto importante, così ho deciso di fare un po’ di chiarezza.

Prima di tutto prendiamo l’acronimo PDP: sta per Piano Didattico Personalizzato, ma cosa significa?

Come dice la parola stessa è un piano, cioè un documento, che spiega come deve essere strutturata la didattica in modo personalizzato per uno specifico ragazzo con una certificazione di DSA (o anche per chi ha dei Bisogni Educativi Speciali da qualche tempo).

La parola chiave è proprio “personalizzato” in quanto deve essere creato su misura per quello SPECIFICO studente in base alle sue capacità e ai bisogni che ha in quel PRECISO momento.

Proprio per questo non ha alcun senso fare un copia incolla dagli anni precedenti o addirittura copiare quello di altri studenti.

Purtroppo il fatto di non avere senso non cambia la realtà: i copia e incolla continuano ad esserci!

DIMMI TU SE QUESTA NON E’ UNA TRUFFA! In qualsiasi altro contesto lo sarebbe.

Pensa un attimo se succedesse lo stesso con i problemi di vista. Sarà che faccio visite oculistiche da quando ho 4 anni, e quindi il tema mi è molto vicino, ma mi rendo conto che succede qualcosa di molto diverso rispetto ai PDP.

Ogni volta lo specialista controlla la mia vista e, in base a come vedo in quel preciso momento, mi crea le lenti su misura. Può essere che rispetto agli occhiali precedenti possa aver bisogno di potenziare la lente sinistra, mentre magari la destra non ha bisogno di subire variazioni e via così.

Stessa cosa dovrebbe capitare con il PDP: devi guardare il ragazzo com’è ora e apportare le giuste strategie rispetto alle singole materie che quindi non per forza sono le stesse dell’anno precedente e di sicuro non sono le stesse del suo compagno di classe. Anzi possono e devono variare da materia a materia.

Le persone sono DIVERSE! Volete piantarvelo in fronte?

Volete capire, cari insegnanti, che i ragazzi hanno bisogni diversi e che serve metterli nella condizione di poter imparare nel miglior modo possibile per loro?

E poi… Volete anche capire che, se li mettete nella condizione di esprimersi al meglio, rendete il vostro lavoro più semplice?

Quello dovrebbe essere lo scopo finale: studente preparato e insegnante soddisfatto! E famiglie serene… Altrimenti è una TRUFFA! (Puoi anche leggere questo articolo di Valentina in cui ne parla: https://www.wladislessia.com/adhd-e-piano-didattico-personalizzato-la-trappola-delle-buone-intenzioni/)

Ma quali sono gli obiettivi principali di un PDP?

I principali sono quattro e sono tutti rivolti al ragazzo per:

  1. sostenerlo (facendo risaltare le sue capacità e dando loro il giusto spazio)
  2. accompagnarlo (lungo tutto il suo percorso di apprendimento, compresi gli esami)
  3. far emergere le sue potenzialità (permettergli di tirar fuori tutto il suo meglio)
  4. alleggerirlo del superfluo (eliminare ciò che è difficile o ostacolante e che può essere tolto o sostituito).

Questo implica un presupposto FONDAMENTALE: bisogna conoscere molto bene il ragazzo e non sempre questo è possibile agli insegnanti che quindi non possono avvalersi solo della lettura della certificazione.

Proprio per questo il PDP DEVE essere redatto con la presenza non solo degli insegnanti, ma anche dei genitori, del professionista che segue il ragazzo nel suo percorso personale e nelle ore pomeridiane, e se stiamo parlando di un ragazzo delle superiori anche lui stesso dev’essere presente.

D’altronde chi meglio di lui può parlare di se stesso?

Il motivo che porta all’esigenza di avere tutte queste figure riunite assieme per redarre il PDP è proprio l’elenco che ho fatto prima, quindi il progettare assieme “gli occhiali” (ovvero gli strumenti) che diano la possibilità allo studente di riuscire al suo meglio!

Questo non significa che lo studio debba essere semplificato o che le verifiche siano definite semplificate! Come potete pensare che un ragazzo si senta meglio in una situazione simile?

La parola d’ordine non è semplificare, ma è rendere più efficace il lavoro.

Ma non finisce qui perché, tornando all’esempio degli occhiali, è chiaro che è l’oculista che mi prescrive le lenti mi servono, ma poi decido io la montatura che mi dona di più, oppure, se mi ci vedo meglio e se posso, con le lenti a contatto.

E cosa c’entra con il PDP?

Significa che l’ultima parola spetta al ragazzo e ancora troppe poche volte è così. Anche se si tratta di un documento che lo riguarda così da vicino il più delle volte gli insegnanti compilano, poi fanno leggere ai genitori che apportano la loro firma e il ragazzo (soprattutto quando è abbastanza grande) non viene minimamente considerato.

È il ragazzo che, con l’aiuto di chi lo conosce bene, e quindi certamente della famiglia, ma anche dell’eventuale specialista che lo segue al pomeriggio, deve valutare ciò che è meglio per lui rispetto ad ogni singola materia.

E’ solo il ragazzo che può capire quali sono gli strumenti migliori da usare per lui.

Troppo spesso trovo che tra gli strumenti compensativi sono segnati l’utilizzo del computer o del sintetizzatore vocale, che però magari non vengono utilizzati per una serie di motivi.

Non basta proporre il pc per risolvere le difficoltà, gli strumenti sono solo una parte del PDP, la parte più importante è la persona.

Non posso proporre l’utilizzo di uno strumento se la persona a cui lo propongo non è pratica o non si sente a suo agio o, peggio ancora, non ne sente il beneficio, nell’usarlo.

Banalmente un ragazzo può andare in difficoltà con un pc, che voi ci crediate o no. Prima di usarlo come strumento chi si assicura che sia perfettamente ok usarlo?

Diciamocelo senza giri di parole, un ragazzo dislessico è anche molto sensibile, ha un’emotività elevata e, pur essendo questa una caratteristica e una potenzialità molto bella, a scuola può diventare un freno.

E i ragazzi ed i genitori che seguiamo in W LA DISLESSIA!™ questa cosa la sanno bene: la persona è al primo posto! E nel nostro percorso per genitori W LA DISLESSIA™A CASA TUA parliamo ogni giorno di questo (clicca qui per conoscerlo: https://www.wladislessia.com/w-la-dislessia-a-casa-tua/)

Il più delle volte i ragazzi con cui lavoro mi dicono che non vogliono portare a scuola il pc perché sarebbero gli unici della classe ad averlo, oppure si vergognano a tirar fuori la mappa durante l’interrogazione, ad avere più tempo durante una verifica e così via.

È normalissimo. Hai mai usato l’apparecchio? Eri così felice di sorridere?

E non capisco quegli insegnanti che si innervosiscono e mi dicono “io nel pdp ho specificato che deve usare la mappa ma poi lui non la usa!

Certo, lo so anch’io che è uno strumento utilissimo però se in quel momento il ragazzo si sente a disagio e preferisce che i suoi compagni non notino questa “differenza” non c’è niente di male.

Bisogna lavorare con il ragazzo a livello personale riflettendo sui pro e contro di questa decisione e lasciando a lui l’ultima parola.

  • Posso fargli notare che troverà sempre della gente pronta ad additare, prendere in giro o parlare alle sue spalle;
  • posso anche ricordargli che ha lavorato tanto, si è impegnato ma che se non tira fuori la mappa durante l’interrogazione può essere che perda il filo del discorso, che non riesca a recuperare un’informazione, un nome, una data, un collegamento e che questo, probabilmente, andrà a discapito dell’esito della prova.

Ma alla fine dev’essere lui a valutare cosa in quel momento è più importante: sentirsi a suo agio o prendere un voto più alto.

Te ne parlo perché molti dei miei ragazzi sono “bloccati” in questa situazione scolastica, che è dovuta certamente all’ignoranza e alla mancanza di sensibilizzazione non solo nei confronti della dislessia ma di qualsiasi diversità (fisica, etnica, sessuale, ecc).

Quello che cerco di fare io ogni volta è il valutare insieme a lui ogni possibilità, magari cercando delle strategie alternative:

  • la mappa la usa se è al suo posto e quindi la mette in mezzo al quaderno e non si nota;
  • al posto di pianificare più tempo per una prova scritta chiediamo all’insegnante di ridurre la quantità stessa della prova mantenendo lo stesso tempo a disposizione per tutta la classe, e così via) e pian pianino è lui stesso che, anche in base alla materia, o ad un argomento specifico, decide come procedere.

E questo è un grande passo verso l’autonomia e la conoscenza di sé!

Ecco allora che il PDP diventa uno strumento davvero importante, non solo perché la legge deve tutelare un dislessico, ma soprattutto per permettergli di esprimersi, crescere e formarsi al meglio. Così questi famosi strumenti dispensativi serviranno davvero a togliere peso e carico di lavoro, laddove non è necessario e quelli compensativi ad aggiungere mezzi e strategie con l’obiettivo di aiutarlo a far emergere tutto il suo meglio.

Secondo me dovrebbe essere così per tutti, non dico che ci dovrebbe essere un piano didattico personalizzato per ciascun ragazzo, ma certamente una didattica più varia e pensata per le esigenze di ciascuno proprio perché ogni ragazzino è diverso e tutti hanno il diritto di “vederci” bene e di scegliere “la montatura” che li faccia sentire a loro agio!

“L’obiettivo principale della scuola è quello di creare uomini che sono capaci di fare cose nuove, e non semplicemente ripetere quello che altre generazioni hanno fatto.” – Jean Piaget

Have a nice day!

Debora

 

 

 

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