RIEMPIRE DI COMPITI E FOGLI DA COPIARE NON È DIDATTICA A DISTANZA

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In questo periodo ne sto vedendo davvero di tutti i colori. Seguo ragazzi e famiglie ormai disperate perché non riescono a trovare il bandolo della matassa tra i compiti, le chat, le scadenze i materiali che vengono inviati dalla scuola.

Capisco benissimo che il momento è impegnativo per tutti, anche per gli insegnanti che si sono trovati dall’oggi al domani a rivedere completamente il loro modo di fare lezione e concepire l’apprendimento stesso.

Capisco le difficoltò, ma non capisco chi dice che non sa come fare! Non c’è tempo, i ragazzi sono in difficoltà e vanno aiutati SUBITO perché si rischia di perdere il piacere di apprendere e soprattutto sarà una rincorsa quando rientreranno a scuola.

Potremmo aprire mille parentesi sul perché la scuola non sia arrivata preparata a questa svolta tecnologica, ma non lo farò perché non guarderei alle soluzioni che servono ora e parlerei di “passato” quando è tempo di fare oggi la differenza. Mi limito a dire che questa EMERGENZA ha portato a galla dei problemi che c’erano anche prima e li ha solamente amplificati.

Chi era un buon insegnante prima, lo è anche adesso, chi era in difficoltà lo è ancora di più in questo momento.

Non è lo strumento che crea l’insegnamento, ma come sempre il modo con cui ci si approccia alle persone.

Ma come ti stavo dicendo, ne sto vedendo davvero tantissime.

Ad esempio seguo due ragazzi gemelli che frequentano la stessa scuola, ma in classi diverse, con insegnanti e approcci completamente diversi.
Attenzione! Non scuole diverse, ma diverse sezioni.

Questo il problema: “La scuola ancora non ha creato una piattaforma per seguire i ragazzi”

Ci sarebbe da discutere anche su questo, ma come detto non lo farò.

Quello su cui voglio portare l’attenzione è la diversa strada intrapresa dagli insegnanti.

Caso numero 1.
“Vogliamo vedere i nostri ragazzi su Skype lo stesso, anche se non abbiamo altri strumenti, ma è importante ci vedano perché questo momento è delicato”

Gli insegnanti fanno delle piccole lezioni a piccoli gruppi, fanno confrontare i ragazzi tra di loro e trovano il modo di interagire tra di loro e con gli insegnanti.

Oltre a questo, creano dei video e un programma di lezioni interattivo.
Risultato: bambini felicissimi, soprattutto perché si sento quasi in classe, vicini ai loro compagni, almeno virtualmente!

Caso numero 2.
“Io non so come approcciarmi alla tecnologia e poi la scuola non mi ha dato gli strumenti per lavorare con i ragazzi.”

Cosa fanno questi insegnanti? Scrivono pagine di fogli da copiare, scritti a mano e in corsivo e mandano le foto via mail.

Cosa devono fare i ragazzi? Leggere (o meglio decifrare) la scrittura dell’insegnante e poi passare il tempo a ricopiare i testi. Utile eh… Siamo nel 2020 e ancora si pensa che ricopiando dei testi si impara? Davvero?

Ma se proprio proprio vuoi farli copiare (posta la dubbia utilità della cosa), perché almeno non ti impegni a scrivere direttamente al computer? Dimmi che esiste ancora chi non conosce Word? Soprattutto dimmi che ci sono laureati che non conoscono word?

Lo sai allora perché succede questo: per pigrizia mentale e poca attenzione verso l’altro, ma tantissima attenzione su di se.

Da una parte un impegno per risolvere il problema, dall’altra nemmeno la fatica di pensare a ciò che c’è da risolvere.

Lavoro da anni con i ragazzi che hanno difficoltà negli apprendimenti ed una delle complessità maggiori è proprio quella di interpretare la scrittura a mano ed in corsivo a volte di loro stessi, immaginate di qualcun altro. Per non parlare di riscrivere se è disgrafico, se fatica nella gestione dello spazio, se fa molti errori nel ricopiare.
Senza considerare che se questi ragazzi fossero a scuola magari sarebbero stati esentati dal ricopiare dalla lavagna per le difficoltà che hanno e per il tempo che ci impiegano a farlo, perché magari era scritto nel PDP.

Te lo vedi un ragazzo con DSA a interpretare il corsivo di un’altra persona? Hanno considerato il tempo che richiede ricopiare tre o quattro facciate scritte da altri? Hanno considerato che da soli magari i ragazzi che avrebbero fatto fatica a scuola anche adesso non sono in condizioni migliori per farlo?

No, non è l’emergenza e nemmeno il virus.

È la mancanza di volontà di vedere al di là dell’abitudine e di quello che si è allenati a fare da anni.

Io non amo fare i video, adoro stare con i ragazzi ed i bambini e lavorare con loro dal vivo. Mi manca il contatto emotivo che solo una presenza dal vivo può dare, ma… Anche se non lo amo, se non mi piace, faccio i video perché è l’unico modo che ho per rimanere in contatto con genitori e ragazzi che altrimenti sarebbero lasciati completamente da soli.

Non è facilissimo mettersi davanti ad una telecamera (che sia quella del computer o quella del cellulare) e parlare al vuoto, ma è quello che ci viene richiesto ora, perché è arrivato il momento di sforzarsi e fare anche quello che non è più comodo ma è più utile all’altro che ho “di fronte”. Se siamo a casa in questo momento storico è per aiutarci, ce lo sta richiedendo pure il sistema, più chiaro di così!

Ed io e le famiglie e, soprattutto i ragazzi, abbiamo il diritto di pretendere che tutti gli insegnanti ci provino.

Provate a sentirvi ridicoli, fate gaffe, ridete di voi stessi, noterete come si sentono i ragazzi quando non riescono a fare qualcosa di nuovo e che non possono avere la scelta di fare o meno.

Imparare cose nuove, fare cose inizialmente difficili, che escono dalle nostre zone di sicurezza, questo è vero apprendimento.

Non fare, perché “non sono portato” o “è troppo difficile” o “non rientra nelle mie competenze” non è accettabile, soprattutto ORA!

Non sarà una figuraccia a farti essere meno bravo come insegnante.

MA ALLA FINE COS’È QUESTA DIDATTICA A DISTANZA?

Sicuramente non caricare i bambini delle elementari di compiti da fare!
Anche perché, alla fine, chi li fa? I genitori che dovranno rincorrere i bambini per casa per farglieli fare.
Se già prima magari facevano fatica a farli o non ne avevano l’interesse, come possono essere motivati ora?

Bisogna completamente ripensare la didattica e pensare che mai come ora serve personalizzare e rendersi conto che i ragazzi hanno bisogno di contatto, di essere visti, di essere compresi.

Chi sta lavorando bene, infatti, sta creando video, crea curiosità nei ragazzi, crea delle chat nelle quali i bambini possano salutarsi e vedere che ci sono ancora i loro amici (ti sembra una stupidaggine? Beh non lo è, è vitale perché bambini e ragazzi non possono stare soli tutto questo tempo senza i loro pari).

E cosa si potrebbe fare di diverso?

  • Fare un video di 10 minuti per dare indicazioni e avere una traccia su cui poi lavorare, anche poi con l’aiuto di mamma e papà lì dove serve.
  • Dare la possibilità di capire davvero un argomento. (Se è solo sovraccaricare di compiti cosa capiranno i ragazzi di questa situazione?)
  • Si potrebbe pensare di mandare uno schema della lezione in anticipo e poi fare la lezione in video in modo tale che i ragazzi mi seguano meglio, aggiungano particolari allo schema, sia interattiva la creazione dello schema.
  • Posso mandare uno schema parzialmente vuoto con le parole da riempire mentre spiego.
  • Oppure posso fare un piccolo video divertente che crei entusiasmo e curiosità.

Fondamentalmente: si deve avere un po’ di coraggio e più volontà di uscire dagli schemi.

Mai come in questo momento così difficile serve ancora di più dare attenzione alle necessità ed ai bisogni dell’apprendimento.

Ai bisogni SPECIFICI dei ragazzi. Devo riuscire a creare qualcosa che serva loro davvero.

Se faccio una lezione in video non la devo fare pensando a me, ma devo farla pensando a chi mi potrebbe ascoltare in quel momento. Se faccio il video perché devo non funziona, si deve fare perché sia efficace, non per riempire tempo e creare frustrazione.

La didattica dal vivo è sicuramente migliore, anche perché si possono vedere le reazioni dei ragazzi subito, ma ora non è possibile, siamo costretti a rivalutare i modi di fare lezione, bisogna fare qualcosa di diverso.

E diverso significa fatto in modo diverso, altrimenti tenderò a replicare la lezione frontale e funzionerà peggio di quella dal vivo.

Ecco che in questo periodo dobbiamo lavorare ancora di più per ricostruire la fiducia in se stessi dei ragazzi e per creare un clima che favorisca il vero apprendimento.

Questo è quello che facciamo ogni giorno e questo è quello che trasferiamo ai genitori in ogni appuntamento che facciamo.

Dobbiamo trasmettere gioia, sicurezza e serenità. Non possiamo permetterci di creare nuova frustrazione.Siamo già in una situazione frustrante per tutti, non alimentiamo, cerchiamo di essere “il piacere“, la scoperta, cerchiamo di appassionare.

Personalmente ogni giorno con i miei ragazzi lavoro tantissimo sugli strumenti che servono loro in questo momento, ma buona parte del lavoro è diventata TRANQUILLIZZARLI e farli sentire meno frustrati perché non capiscono.

Ma questo funziona solo se sei COSTANTEMENTE ATTENTO ALLE ESIGENZE ALTRUI e non pensi alle tue.

In W la dislessia ognuno di noi lavora in questo modo.

Prima di tutto viene il ragazzo, poi assieme a lui si porta l’attenzione a come poter risolvere le difficoltà.

Perché per lavorare sui problemi, abbiamo bisogno di capire davvero come sta chi abbiamo davanti e capire anche come contribuire a creare l’ambiente migliore possibile a casa.

Ecco perché lavoriamo tantissimo con i genitori, ora più di prima.

Ed ora in particolare hai l’opportunità di conoscere il nostro mondo, fissando una CONSULENZA GRATUITA di mezzora con uno dei nostri professionisti con la quale potrai avere delle indicazioni da spendere subito e anche le informazioni utili a capire come lavorare con noi.

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Cerchiamo in tutti i modi di restare vicini. A te e ai ragazzi.

Alla prossima

Valentina

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