SCOPRI L’INGREDIENTE SEGRETO DEL SUCCESSO DI IKEA… E DI TUO FIGLIO

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Solo chi ha un figlio dislessico può capire quanto sia impegnativo ogni giorno avere a che fare con la scuola ed i compiti.

Non c’è niente da fare, nonostante dal 2010 esista una legge per tutelare i ragazzi dislessici (la legge 170 dell’ottobre 2010), ancora adesso, ogni giorno, mamme e papà vivono esperienze ai limiti della follia.

Già è impegnativo avere un figlio ed educarlo, già è dura aiutarlo a trovare la motivazione a mettersi sui libri, ma quando ogni giorno si trova delle barriere, spesso burocratiche, la strada diventa una lunga salita di cui fai fatica a vedere la fine.

Ma spesso non è solo la scuola a mettere i bastoni tra le ruote, spesso quei bastoni tra le ruote li metti tu con le tue paure e con la tua idea che “è dislessico e farà sempre fatica”.

Dietro quella frase ci sono tutte le tensione e le ansie che ogni giorno trasmetti a tuo figlio:

  • Paura che non ce la faccia;
  • Paura che venga giudicato;
  • Paura che non riuscirà mai a leggere;
  • Paura che venga isolato;
  • Paura che nella vita non riuscirà.

Lasciami dire che tutte queste paure sono tutte nella tua testa.

Lo so, molto spesso gli insegnanti fanno di tutto per farti perdere la fiducia nel mondo della scuola ed altrettanto spesso vedi il lavoro di tuo figlio non riconosciuto. Questo è tutto vero, ma non puoi fermarti a questo, devi reagire, devi trovare le risorse per permettere a tuo figlio di pensare di potercela fare.

Può partire da te la sua riscossa.

Ma spesso hai paura.

Ma spesso permetti alla paura di frenarti.

Ma spesso quando ti fermi pensi a cose negative.

Ed a quel punto perdi completamente di vista tuo figlio e le sue qualità.

Non puoi permettertelo! Lo tiri dentro un buco nero e non vi aiutate di certo.

Poi davvero ti capisco. Magari hai scoperto da poco la dislessia oppure da tempo sei circondato da persone che ti dicono che:

  • La dislessia è un problema (quando va bene, magari ti dicono che è una malattia);
  • Per riuscire ad ottenere risultati nella lettura dovrà fare fatica;
  • Accetta che tuo figlio ha delle difficoltà (e cazzate simili).

Non funziona così!

Avere un figlio dislessico è di sicuro un’avventura complessa, soprattutto all’inizio, ma quello che non devi mai perdere di vista è che tuo figlio ha delle caratteristiche vincenti, molto spesso proprio grazie alla dislessia.

Ha di sicuro dentro di sé la capacità di tirare fuori il suo talento e di compensare le sue difficoltà proprio attraverso l’abilità di risolvere problemi che ogni giorno gli accadono.

Avrai sentito parlare di leggende dislessiche, sempre le stesse, che sono riuscite nella vita. Ma spesso sono entità che non puoi toccare con mano.

Ingvar Kamprad è un ragazzone dislessico di ormai 91 anni. E’ svedese ed ha da sempre lavorato nel mobilificio di famiglia.

Il mobilificio del signor Kamprad è stato fondato nel 1943, anni luce da adesso.

C’era la guerra in Europa. Il mondo era ormai sull’orlo di una catastrofe.

Ma la famiglia Kamprad è riuscita a fondare un piccolo mobilificio e questo allora ragazzino di nome Ingvar aveva un ruolo importante nella gestione del negozio.

Questo ragazzino aveva un grande talento per gli affari: pensa che comprava e rivendeva fiammiferi di legno ad un prezzo maggiorato già da poco più che bambino.

Il padre aveva una grande fiducia nelle sue capacità e, al compimento dei 17 anni di età, gli regalò i soldi con i quali aprì il primo mobilificio.

C’era però un grosso problema per Ingvar: non riusciva a ricordare i codici numerici e faceva anche confusione con i numeri degli articoli che rivendevano.

Ingvar Kamprad era dislessico!

Ora, poteva abbattersi. Poteva dire che non era per lui ricordare i mobili. Poteva rinunciare al suo sogno.

Ma non l’ha fatto!

Il ragazzino ha deciso di usare il suo talento con le immagini per ricordarsi i nomi dei mobili.

Siccome con i numeri faceva fatica ha deciso di usare dei nomi familiari per ricordare tutti i prodotti che venivano venduti.

Per lui era una cosa facilissima: collegava un’immagine conosciuta ad un oggetto e visualizzandoli assieme riusciva a ricordare alla perfezione tutto.

Ma non basta, li ha associati a nomi e li ha anche divisi per categoria.

  • Bagno? Tutto legato ai laghi svedesi;
  • Librerie? Tutti nomi di professioni o nomi propri maschili
  • I tappeti? Nomi di città Danesi o Svedesi.
  • Lenzuola? Nomi di fiori o piante.

Vogliamo parlare dello scaffale più famoso del mondo? Si chiama BILLY ed il nome è la dedica ad un impiegato che si chiamava Billy Likjedhal.

Ormai avrai capito che quel piccolo mobilificio a conduzione familiare è diventata il colosso mondiale dei mobili “fai da te”: IKEA!

Ma non basta!

Anche IKEA prende il nome dall’esperienza: si tratta dell’acronimo di Ingvar, Kamprad, Elmtaryd (che era la fattoria della sua famiglia) e Agunnaryd, il villaggio, nello Småland, dove il fondatore è cresciuto.

Småland dovrebbe ricordarti qualcosa: è il nome dell’area giochi di IKEA. E prende il nome da una provincia importante della Svezia.

Lo so che per noi Italiani quei nomi sono una dannazione perché sono spesso impronunciabili ed impossibili da tenere a mente, ma in Svezia hanno semplificato l’esistenza ad un ragazzo e nel mondo sono diventati il carattere distintivo dell’azienda.

Senza quei nomi il marchio IKEA non sarebbe lo stesso.

Ed il suo fondatore e creatore dei nomi deve questo enorme successo proprio al suo “pensiero dislessico

Hai capito bene.

Non ho detto nonostante la dislessia!

Ho detto grazie alla dislessia.

Questo devi capire molto bene. Tuo figlio può ottenere risultati grazie alla dislessia, non nonostante la dislessia.

Quella è la storia che ti raccontano tutti quelli che incontri e che giocano a buttarti giù.

Ma non è quella la verità.

La verità è che la dislessia diventa un problema se:

  • Tu non credi in tuo figlio;
  • Gli altri non credono in tuo figlio;
  • Di conseguenza lui non crederà nelle sue capacità.

Solo dopo questo possiamo parlare di strumenti (mappe mentali, PDP, eccetera)!

E gli strumenti sono fondamentali, ma li puoi applicare solo su una “macchina” che funziona bene.

La macchina di cui parlo in questo momento è la stabilità emotiva di tuo figlio.

Prima di pensare a tecniche, strategie, strumenti e metodo di studio, quanto pensi all’ambiente in cui tuo figlio sta crescendo?

Quanto tempo stai dedicando a fargli notare le cose in cui riesce?

Pensa per un attimo al bambino Ingvar Kamprad se la storia fosse ambientata qui da noi.

Nasce in Italia.

Va a scuola in Italia.

Dice che ha trovato un modo nuovo per ricordarsi le cose.

Come minimo gli dicono che non è il modo che è stato insegnato in classe e che il procedimento è sbagliato perché non è come quello dell’insegnante.

E questa cosa capita ogni giorno per ogni momento della sua fanciullezza ed adolescenza.

A quel punto non avrà alternative: si sentirà sbagliato.

Si dirà che non ce la può fare.

“Ecco non ho capacità!”

“Mollo!”

Ti ricorda qualcuno?

Quello che non ti dicono del signor IKEA è che la sua famiglia ha avuto un ruolo determinante nella sua crescita.

Lasciandogli la possibilità di tentare e di sbagliare, gli hanno insegnato che si impara anche attraverso l’errore.

Avendo la possibilità di sperimentarsi nelle difficoltà senza giudizio, ha capito che si possono trovare soluzioni e strade alternative.

Ma prima che mi dici che “la nostra scuola non permette questo” e prima che io ti risponda che “hai ragione”, lasciami dire questo:

Il primo passo, il più importante, lo devi fare tu!

Ogni bambino ha bisogno di fiducia e di costanti rinforzi positivi.

Attenzione! Non significa iper semplificargli la vita.

Significa che devi in tutti modi stimolare tuo figlio ad apprendere attraverso l’esperienza, attraverso la curiosità ed attraverso strade alternative.

Non c’è un solo modo per apprendere. Nulla di più sbagliato.

Ci sono apprendimenti! Non apprendimento standard.

Il compito di chi insegna dovrebbe essere quello.

Il tuo compito è quello di imparare in che modo apprende tuo figlio e creare a casa l’ambiente ideale per lasciarlo libero di crescere, anche attraverso sbagli ed errori.

Quella è la crescita!

Questo è quello che facciamo in W LA DISLESSIA!.

Lavoriamo COSTANTEMENTE sulle potenzialità e non sul problema.

Per costruire una casa sicura devi partire dalle fondamenta. E per lavorare con i ragazzi le fondamenta sono:

  • L’ambiente di casa;
  • Il tuo modo di relazionarti con tuo figlio;
  • Il tuo modo di vivere le tue paure ed affrontarle;
  • Vedere la persona che è tuo figlio e non lo studente e basta;
  • Portare attenzione sulle capacità e non sui problemi.

Senza quei 5 passaggi non puoi in nessun modo pensare a tecniche o strategie.

Tecniche e strategie sono fondamentali, ma senza quei 5 punti crollerebbero assieme a tutta la casa.

Quello è il lavoro fondamentale che devi fare come genitore.

Non devi essere il tutor di tuo figlio.

Devi essere un esempio.

Devi essere una guida.

Devi essere la prima persona che crede nelle sue capacità.

Devi essere la persona che accetta che possa cadere e che lo aiuta a rialzarsi.

E tutto questo lo fai se stai bene tu.

I genitori che lavorano da anni con noi ormai questa cosa l’hanno interiorizzata alla perfezione. A forza di sentirsi dire all’interno dei nostri percorsi che parte da loro il successo del figlio, hanno visto come i risultati cambiano.

Mi rendo conto che può essere un concetto complesso da capire, ma se comprendi davvero che DIPENDE DA TE, che dipende dal tuo stato d’animo, dalla tua capacità di osservare tuo figlio e di stimolarlo a sbagliare, senza giudicarlo, allora potrai permettergli di tirare fuori il suo vero talento, come ha fatto tanti anni fa l’ormai anziano signor IKEA.

E così ti renderai conto che anche tuo figlio potrà sentire la libertà di imparare, magari in un modo diverso dagli altri, ma lo farà.

Basta che inizi tu, da un piccolo passo.

Decidi di fidarti di lui.

E… di te!

“Gli uomini di genio sono incapaci di studiare in gioventù perché sentono inconsciamente che bisogna imparare tutto in modo diverso da come lo impara la massa.” – Lev Tolstoj

A presto!

Alessandro

 

 

 

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