COME FARTI DETESTARE DA TUO FIGLIO CON UNA SEMPLICE DOMANDA

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Quante volte capita che genitori e figli, che si sostengono e sono complici in tante attività, che giocano, si confrontano e crescono insieme, si ritrovino improvvisamente l’uno contro l’altro, come se ognuno parlasse una lingua straniera, di fronte ad una difficoltà che sembra insormontabile.

CIAO, COME E’ ANDATA A SCUOLA?

Se potessimo fare una statistica delle domande più in uso nella relazione tra genitori e figli, questa sarebbe sicuramente al primo posto. Come al primo posto potremmo mettere la risposta che generalmente arriva, ovvero “bene”.

E poi seconda domanda: “cosa avete fatto?” Risposta: “solito” (con la variante “non mi ricordo” che ti fa pensare a un improvviso attacco di alzheimer…).

E arriviamo alla terza: “Che compiti hai da fare?” E qui iniziano discussioni stile guerra che durano un pomeriggio intero.

Ti renderai conto che quelle domande non ti avvicinano a tuo figlio, anzi spesso creano una grande frattura!

Nel caso di un ragazzo con qualche difficoltà scolastica (immagina un ragazzo dislessico ad esempio) questo aspetto è ancora più importante.

Prova ad immaginare di essere appena riemerso da una mattinata di fatica, frustrazione, impegno non considerato (capita mai a lavoro?): avresti davvero tanta voglia di parlare di tutto quello che hai fatto? SICURAMENTE no!

Pensa come sarebbe, dopo che il tuo capo ti ha subissato di critiche, richieste, ordini, dover rivivere ancora la tua giornata lavorativa.

Ecco, ora chiediti: “Perché devo far vivere la stessa esperienza a mio figlio?” E ascolta la risposta.

Ma allora cosa potresti fare di diverso?

Innanzitutto ricorda che ogni ragazzo, quando rientra da scuola, ha bisogno di essere accolto, festeggiato e coccolato. Solo dopo queste rassicurazioni potrà essere pronto ad aprirsi e a parlare di sé e della sua mattinata.

Quindi interessati a lui e non alle attività che ha svolto.

Di base se ci dimostriamo SINCERAMENTE interessati a una persona, interessati ai suoi bisogni, ai suoi stati d’animo e non solo alle sue attività, otteniamo sicuramente maggiori risultati e anche maggiori soddisfazioni.

Abraham Maslow, psicologo statunitense, parla di tutto questo nella sua teoria dei bisogni primari. Vado per sommi capi; possiamo immaginare tre livelli di bisogni: al primo livello i bisogni fondamentali (cibo e riposo), al secondo troviamo sicurezza, affetto e socializzazione, mentre al terzo troviamo autostima e realizzazione. Una persona si realizza nella propria vita è una persona che è riuscita a soddisfare ogni bisogno ad ogni livello.

Quindi: se un bambino non è riuscito, per vari motivi, a soddisfare i suoi bisogni ai vari livelli, è comprensibile che metta in atto dei comportamenti disfunzionali per manifestare il suo disagio.

Il principio fondamentale di Maslow allora è: non esistono bambini cattivi, scontrosi o maleducati, esistono bambini che NON SONO STATI ASCOLTATI DAVVERO.

Anche per questo motivo, prima di assalire tuo figlio con quelle meravigliose domande non appena varca la porta di casa, domandati piuttosto, prima di parlare, come si sente, che cosa sta provando. Esci dalla modalità “pilota automatico” e prova a metterti per un istante nei suoi panni. Salutalo, senza partire con un interrogatorio; all’inizio sarà complicato, ma basterà fare un po’ di pratica.

Vuoi essere ascoltato? Bene, allora impara ad ascoltare realmente e in maniera attiva.

Attenzione che l’ascolto non è una tecnica, ma un vero e proprio stato d’animo.

E’ un atteggiamento di interesse sincero nei confronti dell’altro, è un modo di essere. Ovviamente, pur non essendo una tecnica, l’ascolto attivo avrà bisogno di una serie di caratteristiche che, una volta rispettate, porteranno a un deciso miglioramento della comunicazione.

Le caratteristiche fondamentali sono:

  • La possibilità di ascoltare. Sembrerà scontato ma non lo è: se non è un buon momento o ci sono delle urgenze che non ti permettono di dedicare la tua totale attenzione, è meglio rimandare a un momento successivo.
  • Evita di giudicare e di dare soluzioni. Si chiama ascolto, quindi usa le orecchie e non il ragionamento. E’ importare ascoltare e capire la situazione.
  • Fidati delle capacità di tuo figlio.
  • Accetta il suo lo stato d’animo. Se vuoi metterti nella posizione dell’ascoltatore attivo, devi capire e accettare le reazioni che possono capitare. Se lasci il bambino libero di esprimersi, diventerà molto piacevole relazionarsi ogni giorno con lui.

Nel momento in cui ci si mette nella condizione di ascoltare, sarà molto più facile essere ascoltati.

E quali sono i peggiori nemici della comunicazione e di conseguenza dell’ascolto?

  • Le prediche. Una predica è la maniera migliore per non essere ascoltati: tuo figlio percepisce solo un tono petulante e non presta realmente attenzione a quello che viene detto. La predica lo annoia e lo fa sentire inadatto.
  • Le soluzioni. La frase tipica è “ti faccio vedere io come fare”: ovvero come rendere un bambino incapace di fare. Accetta che faccia degli errori! Sarà uno dei motivi fondanti della sua crescita.
  • I paragoni. “Guarda che brava tua sorella”, “il tuo amico sì che è bravo”, “sei proprio brava come la mamma”. Frasi del genere, siano esse positive o negative, creano sempre un effetto disastroso. Se sono positive possono portare il bambino a provare una grandissima ansia da prestazione, per paura di deludere l’ aspettativa che si genera; se sono negative possono portare astio nei confronti del soggetto paragonato e, se non arrivano risultati, possono condurre alla delusione e all’abbassamento dell’autostima.

Nei nostri percorsi diamo una grande importanza a questi argomenti perché sono alla base della crescita dei ragazzi, ma non solo. Sono alla base della TUA crescita, per aiutarli e sostenerli al meglio. Puoi cliccare qui se vuoi scoprire GRATUITAMENTE di cosa si tratta e vedere quali altre strategie si possono usare —-> COME POSSO AIUTARE DAVVERO MIO FIGLIO?

Questi tre nemici sono facilmente battibili: basta sostituirli con l’ascolto attivo e l’interesse sincero, con la consapevolezza che sarà impossibile non sbagliare mai.

L’importante è sbagliare il meno possibile e cercare di imparare dagli errori fatti.

Se vuoi ho parlato di questo e altri temi in questa intervista che puoi trovare nel nostro canale YouTube:

CHE FATICA EDUCARE I FIGLI!

E ricorda che:

Se la natura ci ha donato due orecchie e una bocca soltanto, ci sarà un motivo

A presto!

Alessandro

 

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